Emilia Romagna, le proposte del Tavolo dell’edilizia al Governo
Il “Tavolo dell’edilizia e delle costruzioni” – insediato in Regione Emilia Romagna nel febbraio scorso e che riunisce tutte le forze sociali ed economiche del settore – ha inviato al Governo un documento per chiedere una serie di interventi, da realizzare nei tempi più celeri possibili, che agiscano sia sulla domanda sia sui fattori di competitività e le caratteristiche di offerta, oltre che sugli ambiti più squisitamente finanziari.
Il Tavolo dell’Emilia-Romagna, in sintesi, propone:
– l’attivazione di strumenti finanziari (un fondo per la crescita delle imprese e la qualificazione del territorio e un fondo di partecipazione per le ristrutturazioni);
– la definizione di due progetti strategici (uno per la messa in sicurezza e la qualificazione dell’edilizia e della rigenerazione delle aree urbane, e uno per la qualificazione del territorio e del patrimonio pubblico),
– il rafforzamento della filiera dell’abitare e delle costruzioni (attraverso, ad esempio, il superamento del massimo ribasso e ad una strategia di alleanze per favorire la partecipazione aggregata alle gare delle piccole e medie imprese e una maggiore attenzione ai programmi di ricerca, innovazione e internazionalizzazione).
Dai dati del settore riportati nel documento le imprese si trovano in una situazione finanziaria sempre più critica a causa del calo della domanda, dei crediti difficilmente esigibili e della diminuzione significativa dell’offerta di credito.
La filiera allargata (che comprende oltre alle costruzioni in senso stretto anche il settore ceramico, dei materiali per l’edilizia, la produzione di macchine e beni intermedi oltre al sistema dei servizi ad essi connessi) occupava in Emilia Romagna prima della crisi 380 mila addetti.
Questa filiera è oggi travolta da una crisi che colpisce sia le imprese maggiori (ripercuotendosi sulla catena dei fornitori e subfornitori) sia buona parte del tessuto di piccole e medie imprese: nel solo settore costruzioni nell’arco di 4 anni sono andati perduti circa 30 mila posti di lavoro.
Fonte: Regione Emilia Romagna
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