Venezia, Tsunami ‘Mose’: focus sullo stato dei lavori relativi all’opera
Un metaforico “tsunami” ha colpito il consorzio (oltre ad importanti rappresentanti dei vertici politici veneti) che sovrintende al progetto Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico), il complesso meccanismo di allineamento di dighe mobili posto alle bocche di porto della laguna di Venezia, volto a proteggere e salvaguardare la città lagunare dall’acqua alta. Il flusso degli arresti non sembra volersi fermare (la similitudine con le maree che accompagnano l’esistenza di Venezia sembra scontata): per il momento si assesta a circa 100 il numero degli indagati e a 40 milioni di euro la quota relativa all’importo dei beni sequestrati.
Mose, lo stato dei lavori ad oggi
Ma come si configura lo stato dei lavori per quella che si presenta come una Grande Opera tra le più importanti (e discusse) nel panorama italiano? Al momento si è giunti al completamento dell’87% degli interventi previsti, mentre l’obiettivo finale si posiziona nella volontà di concludere i lavori relativi al Mose entro il 31 dicembre 2016, con il sistema in funzione presumibilmente, dopo una congrua serie di prove e collaudi, entro la data del giugno 2017.
Il Mose riveste certamente il ruolo di opera più importante all’interno dell’ampio ventaglio di interventi in corso da anni per la salvaguardia di Venezia. L’intero sistema d’interventi si muove non solo sul fronte ingegneristico, ma anche sul versante del recupero dell’ambiente e della morfologia lagunare. Prima dell’avvio delle sperimentazioni inaugurali di quello che sarebbe diventato il sistema Mose, l’idea di realizzare l’opera contro le alte maree era stata motivo fin dagli anni ’70 di un corposo dibattito sia nella Serenissim, che nel resto del mondo, vista la peculiarità unica della città lagunare.
Come si parlava dell’opera 5 anni fa? Scoprilo nell’articolo Grandi opere: il MOSE di Venezia.
Costi dell’opera lievitati
Il costo complessivo dell’opera supera i 5 miliardi di euro (le stime iniziali si assestavano sui 2,3 miliardi), con cospicui finanziamenti da parte dello Stato (circa il 90%): il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, al momento della prova delle paratoie mobili nello scorso ottobre aveva rammentato come il Sistema Mose fosse un’opera ritenuta prioritaria dallo Stato. Battaglie di scienziati ed ambientalisti e dubbi provenienti da più parti hanno da sempre caratterizzato il percorso dei lavori partiti nel 2003: ora la marea nera della corruzione, dei finanziamenti illeciti e dei fondi neri relativi al Mose, un percorso ad ostacoli che prosegue.
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