Urbanistica: proposta di legge dell’Inu
L’l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) ha presentato nei giorni scorsi la proposta di legge che ha elaborato per il governo del territorio.
“Una legge snella e funzionale – ha spiegato l’Inu in una nota -, rispettosa della ripartizione dei poteri legislativi e in grado di fornire alle regioni gli strumenti per redigere leggi organiche”.
Questo l’obiettivo del disegno di legge che punta ad “armonizzare in un quadro coerente la vigente legislazione che incide sul governo del territorio, e a superare l’angusta disciplina urbanistica nazionale in vigore, che risale al 1942.”
Nel testo sono avanzate alcune proposte, tra queste:
– la suddivisione dei compiti tra governo ed enti locali nella gestione del territorio;
– l’affermazione del principio della “funzione pubblica” nella pianificazione urbana, in modo tale che tutti gli interventi rispettino l’interesse generale;
– la restituzione alla collettività di una quota della rendita ricavata dalle nuove edificazioni;
– il contenimento dei nuovi utilizzi di suolo e la verifica che non comportino impatti ambientali negativi.
Tra gli obiettivi della normativa vi sono:
– garantire il diritto all’abitazione,
– soddisfare le esigenze di mobilità delle comunità;
– recuperare a favore delle collettività una quota delle rendite e delle plusvalenze indotte dalla pianificazione.
In particolare nell’articolo 4 viene proposto anche il riuso e l’adeguamento di insediamenti e infrastrutture esistenti per contrastare la diffusione insediativa e contenere il consumo di suolo non urbanizzato.
L’art. 5 è invece dedicato alla copianificazione, cioè alla partecipazione obbligatoria al processo di pianificazione da parte di tutti i soggetti che hanno responsabilità nel governo del territorio.
All’interno della proposta di legge si parla anche di disciplina della partecipazione degli operatori privati all’attuazione dei piani.
Secondo l’Inu, infatti, se le scelte della pianificazione sono una prerogativa pubblica, nell’attuazione è indispensabile l’apporto dei privati, scelti anche attraverso processi concorrenziali quando si tratta della costruzione della “città pubblica.
Nell’articolo 11 sono definite le modalità della negoziazione urbanistica, definita da procedure trasparenti e ritenuta essenziale per la formazione di piani operativi efficienti ed efficaci.
Nella proposta viene anche confermata la perequazione urbanistica come modalità ordinaria per l’attuazione delle scelte operative del piano e, in particolare, per l’acquisizione delle aree necessarie per la collettività.
La procedura di esproprio, necessario per la realizzazione delle opere pubbliche, diventa quindi una soluzione straordinaria, da utilizzare quando la perequazione non risulti praticabile.
Per l’Istituto, inoltre, la fiscalità urbanistica può svolgere un ruolo determinante nel governo del territorio, se l’approccio è caratterizzato in termini di scopo. Come per esempio applicando l’ICI solo sulle previsioni conformative e non su quelle programmatiche, che non possono, in alcun modo, generare diritti, reintroducendo la non tassabilità dei trasferimenti volumetrici all’interno degli ambiti perequativi e da un ambito all’altro, definendo incentivi e disincentivi per sostenere interventi di riqualificazione o di trasformazione di particolare interesse pubblico.
La proposta ribadisce anche la necessità di una corretta utilizzazione degli oneri di urbanizzazione e del contributo sul costo di costruzione (trasformato in “contributo per la riqualificazione urbana”) , che devono essere sempre aggiornati nei valori ed utilizzati per realizzare le opere necessarie e per contribuire alla riqualificazione della città e del territorio.
In questo modo, secondo l’Inu, i Comuni potranno essere liberati dall’attuale conflitto di interessi, che oggi li costringe a finanziare con “moneta urbanistica” le proprie necessità di bilancio.
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