Territorio: presentato il rapporto sulle frane

Sono 470.000 le frane che interessano il territorio italiano. Colpito il 69% dei comuni: 5.596 su un totale nazionale di 8.101. Questa la fotografia dell’emergenza emerso dal Rapporto sulle frane in Italia, realizzato da Apat, Regioni e Province Autonome e presentato oggi a Roma, nell’ambito del Progetto Iffi (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia), dal Commissario Straordinario dell’Apat, Giancarlo Viglione.

Per approfondimenti, link: http://193.206.192.244/cartanetiffi/, allegati tecnici: brochure Progetto IFFI (pdf 1.338 Kb); Allegato tecnico per la realizzazione del progetto (pdf 285 Kb); Allegato 1: Guida alla compilazione della scheda frane (pdf 1.8 Mb) ; Allegato 2: Database cartografico (pdf 148 Kb); Allegato 3: Database alfanumerico (pdf 960 Kb); Allegato 4: Procedure per il collaudo delle forniture dati (pdf 146 Kb); Allegato 5: Standard POL, editoriali e cartografici Progetto IFFI (pdf 536 Kb); Allegato 6: Specifiche per la realizzazione del Web-GIS del Progetto IFFI (pdf 5.142 Kb); Scheda frane (pdf 298 Kb) ; Tavola esempio (pdf 7.39 Mb).

Il rapporto, sulla base dei risultati del progetto, mette a fuoco lo stato del dissesto su scala nazionale e regionale e conferma il quadro preoccupante censendo quasi 470.000 frane per un totale di circa 20.000 km2, pari al 6,6% dell’intero territorio nazionale. Un numero così levato di fenomeni franosi e’ legato principalmente all’assetto morfologico del nostro paese, per circa il 75% costituito da territorio montano-collinare e alle caratteristiche meccaniche delle rocce affioranti. Non a caso, solo un mese fa, un crollo in roccia di 60.000 metri cubi si e’ staccato dalla Cima Una in Val Fiscalina, una delle località più turistiche dell’Alto Adige.

Negli ultimi 50 anni le vittime per frana ammontano a 2.552, più di 4 vittime al mese. Le più frequenti cause d’innesco dei fenomeni franosi sono le precipitazioni brevi e intense o eccezionali e prolungate a cui va aggiunta l’attività antropica che contribuisce in maniera sempre più significativa all’instabilità dei versanti, attraverso tagli stradali, scavi e più i generale con una non corretta o assente pianificazione territoriale.

Le informazioni del Progetto Iffi, incrociate con gli elementi a rischio (tessuto urbano, aree industriali e commerciali, infrastrutture lineari di comunicazione, ecc.) mediante l’utilizzo di tecnologie Gis, hanno permesso di classificare 4.530 comuni con livello di attenzione elevato e molto elevato per rischio da frana.

Non tutte le frane, però, sono pericolose nello stesso modo. Quelle con elevate velocità di movimento (quali i crolli e le colate rapide di fango e detrito) e quelle che coinvolgono ingenti volumi di roccia o terreno causano i danni più gravi. Gran parte dei fenomeni franosi, inoltre, si riattivano nel tempo.

Da qui il Progetto Iffi che, basato sulla raccolta e l’archiviazione delle informazioni sulle frane, permette una corretta pianificazione territoriale (individuazione di aree di nuova urbanizzazione, limitazione d’uso e vincoli), progettazione di nuove infrastrutture. Per rendere fruibile il patrimonio conoscitivo a disposizione, l’Apat ha pubblicato su Internet la cartografia online, i documenti, le foto (www.sinanet.apat.it/progettoiffi ) e, grazie ad un accordo con la Direzione Teche Rai, più di 50 filmati relativi a fenomeni franosi.

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