Tav e sviluppo urbano
La Tav e l’alta capacità sono un volano per lo sviluppo delle città connesse, a patto che le amministrazioni locali sappiano cogliere le opportunità realizzando progetti di qualità e collegati con la rete di trasporto locale.
Con questo mood si è aperto ieri il convegno inaugurale di Eire, fiera dell’immobiliare, inaugurata dal sindaco di Roma, Giovanni Alemanno che ha annunciato la revisione del prg della capitale appena approvato. Eire è in programma a Rho fino a venerdì. A dirlo è Lanfranco Senn, ordinario di economia regionale dell’università Bocconi, che ha presentato la ricerca «I corridoi europei: occasione di sviluppo»: il Corridoio 1 Berlino-Palermo, il Corridoio 5 Lisbona-Kiev e il Corridoio dei due mari Genova-Anversa. Le città collegate «moltiplicano le opportunità e gli scambi, le imprese possono condividere funzioni. Come dimostrano alcune interessanti mappe delle distanze percepite realizzate in Giappone, è come se lo spazio si contraesse producendo un aumento della produttività di questi nodi e una maggiore efficienza del mercato del lavoro». Ne consegue un aumento del valore degli immobili presso i nodi infrastrutturali, che è visto positivamente perché «libera altre aree per funzioni più popolari». Inoltre è l’occasione per riqualificare le aree limitrofe alle stazioni come sta accadendo a Torino-Porta Susa e Napoli-Afragola. A Milano più di un mln di mq di aree liberabili (c’è già un accordo Moratti-Moretti), che erano scali merci e depositi, da riconvertire in edilizia. A Novara sono 450 mila mq. Secondo Senn le ripercussioni maggiori sul mercato immobiliare sono attese a Roma, Genova, Reggio Emilia e Napoli. «Dare una valutazione numerica dell’impatto dei corridoi sul mercato immobiliare», ha concluso il professore a margine della sua presentazione, «è difficile, perché non ci sono automatismi. Dipende dagli investitori e dalla qualità dei progetti urbanistici. In ogni caso, bisogna evitare di costruire solo grattacieli e uffici».
Un problema che si è risollevato è l’housing sociale a fronte anche di Expo 2015: per Penati, presidente della Provincia di Milano, serve un piano per realizzare 40 mila case in breve tempo a Milano, evitando il rischio che diventi una città solo per Paperon de’ Paperoni: «Un’immobile a 6-7 mila euro al mq che si riscontra oggi in alcune aree di Milano è insostenibile e se in più l’Expo sarà un motivo di crescita dei prezzi, Milano diventerà Paperopoli». Per questo auspica la costruzione di immobili, con la collaborazione dei privati, destinati principalmente in affitto o in vendita a un prezzo calmierato nel comune di Milano e nell’hinterland. E precisa «il problema è come aiutiamo i giovani a trovare casa in acquisto o in affitto. Il pubblico può dare il terreno, chiediamo poi al governo di ridurre l’Iva dal 20 al 4%, velocizzare i tempi ed anche la possibilità di usare aree classificate a standard». Non si parla quindi di edilizia popolare, per cui le case sono in numero sufficiente. Sull’edilizia interviene anche Alemanno, portando il caso di Roma, in qualità di sindaco, per cui richiede anche poteri di ordinanza antidegrado: «Una revisione del piano regolatore è già nei fatti, fermo restando che partiamo da questo piano; per renderlo il più compatibile possibile con la città andiamo verso una revisione-aggiustamento, non verso una revisione-stravolgimento». I problemi dell’attuale piano sono legati «alle centralità che devono avere delle funzioni più precise perché così sono soltanto dei segni sulle carte urbanistiche» ed «alla commistione tra rete di mobilità e queste nuove centralità: c’è il rischio ancora una volta di fare delle colate di cemento non connesse a servizi di mobilità e di trasporto locale.
Un altro punto fondamentale è la demolizione-ricostruzione delle periferie, per la quale bisogna avere non solo un piano regolatore ma anche regolamenti edilizi che facilitino questo processo di rinnovamento. Il nostro primo impegno sarà quindi di rifare i regolamenti edilizi vecchi di 20 anni», conclude. Non mancano domande all’ad delle Ferrovie dello stato, Mauro Moretti, che ha presentato i servizi e la relativa valorizzazione immobiliare, relativamente al taglio dei treni locali per il buco di 240 mln di euro per il contratto di servizio. Risponde: «Sono convinto che nessuno in Italia vorrà tagliare i treni perché sarebbe una rivoluzione. Stiamo ragionando con il nuovo governo sulle risorse necessarie che oggi mancano perché la Finanziaria precedente le ha tagliate».
Quanto ai 240 mln di euro che ancora mancano all’appello, Moretti ha detto di immaginare che «in sede di revisione di bilancio il Governo possa rivedere questa situazione. Continueremo la nostra pianificazione che è fatta di cose difficili, cioè risanare l’impresa, rilanciare i servizi e vedere se ci sono risorse in più per fare treni nuovi per il trasporto locale», precisando infine che se il proprio gruppo avesse «gli stessi soldi che hanno Francia e Germania, a parità di produzione, per il trasporto locale saremmo fortemente in attivo». Inoltre per la quotazione a Piazza Affari prevede prima una parziale privatizzazione della divisione Eurostar: «prima bisogna fare il progetto», ha concluso, «e poi vedremo le cose, anche perché prima di andare in Borsa bisogna avere tre anni di utili come società».
Fonte: www.italiaoggi.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA