Riforma catasto, come si manifestano i benefici sugli immobili storici?
Una riforma del catasto 2014 basata sulla rinnovata veste (anche operativa) delle commissioni censuarie, su un’accentuata sinergia comunicativa tra Amministrazioni comunali e Agenzia delle Entrate e sul grande ritorno del concetto di federalismo catastale, stigmatizzato dal TAR nel 2010 ma ritornato in auge per gli ottimi risultati ottenuti da alcuni municipi negli anni precedenti nel recupero a tassazione di immobili ristrutturati.
Sono questi alcuni tra i punti di rilievo della revisione complessiva della materia catastale in Italia: un riordino generale che contribuirà a delineare in maniera del tutto inedita l’assetto immobiliare nel nostro paese. In tal senso approfondisci le tematiche della riforma nell’articolo Riforma del catasto: il passaggio epocale è ai nastri di partenza, su Ediltecnico.it.
All’interno della complessiva struttura della riforma del catasto pare utile soffermarsi un momento sul tema degli immobili storici: questi ultimi sono immobili iscritti nella categoria catastale A/9 (ovvero palazzi e castelli di evidente pregio storico-artistico) o comunque riconosciuti come tali ai sensi del Codice dei beni culturali (nella maggior parte dei casi sono beni sottoposti a vincoli).
Per aggiornamenti consulta la time-line con tutte le notizie relative alla Riforma del catasto.
Nel testo base della riforma redatto dal comitato ristretto si stabilisce che vengano distinti quelli effettivamente non suscettibili di sfruttamento commerciale, ai quali verrebbero confermati i benefici, mentre per quanto riguarda gli altri immobili storici, di fatto idonei ad essere messi a reddito da un punto di vista commerciale, esistono ancora dubbi disciplinari: la decisione sull’eventuale allargamento dei benefici anche a questa categoria dovrà essere presa dalla commissione Finanze della Camera.
© RIPRODUZIONE RISERVATA