Piccoli Comuni: arriva l’obbligo di aggregare le gare d’appalto
Gli appalti dei Comuni saranno a rischio blocco a partire dall’inizio del mese di novembre. Dopo sei proroghe consecutive entra infatti in vigore definitivamente la norma che impone a tutti i comuni non capoluogo di aggregare le gare, attraverso consorzi e unioni di comuni (oppure transitando per gli uffici di una provincia o da un soggetto aggregatore).
Dalla prossima settimana solo i grandi Comuni avranno la facoltà di continuare a bandire le gare in autonomia. Per tutti gli enti non capoluogo parte invece il nuovo regime in ossequio alle ristrettezze della spending review inaugurata dal Governo Monti nel 2012: per risparmiare e permettere di controllare meglio la spesa le gare vanno aggregate. Un principio che vale per beni e servizi, ma anche per i lavori pubblici.
La norma del codice appalti che impone l’aggregazione (articolo 33, comma 3-bis), vieta infatti all’Autorità Anticorruzione di rilasciare il codice che identifica la procedura (il cosiddetto codice Cig) la cui richiesta è propedeutica alla pubblicazione dei bandi di gara.
“Uno spauracchio che non è bastato – spiega il quotidiano Sole 24 Ore -, nel Paese degli 8mila campanili finora poco o nulla si è mosso sul fronte della centralizzazione degli appalti. Anche il sistema dei 35 soggetti aggregatori è in via di formazione. Qualche Regione è pronta a partire, altre sono indietro. In alcune aree del paese i sindaci non saprebbero a chi rivolgersi per bandire le loro gare. Dunque è più che concreto il pericolo di mandare in stallo gli appalti dei comuni: il principale tra i motori che in questi ultimi mesi hanno tenuto faticosamente a galla i lavori pubblici.
L’ANAC sta in queste ore cercando di risolvere il potenziale stallo, lavorando a un documento da inviare a Governo e Parlamento per segnalare l’urgenza di una soluzione. Il problema si era già posto, negli stessi termini, a luglio 2014, alla scadenza di una delle tante proroghe concesse ai Comuni in ritardo sugli obblighi di aggregazione degli acquisti. Allora l’impasse fu superata con l’inserimento di una nuova proroga nel Dl 90/2014 e la decisione di Cantone di sbloccare il rilascio dei codici di gara (Cig) in anticipo sulla conversione del decreto. Uno meccanismo che potrebbe scattare anche ora.
Ad aggravare la situazione e c’è il fatto che l’entrata in vigore dal primo novembre porterebbe due mesi di caos totale per i piccoli Comuni. Con le regole attualmente in vigore, infatti, quelli sotto i 10mila abitanti non possono bandire gare in autonomia, neppure sotto la soglia di 40mila euro. Dal gennaio 2016, tuttavia, in base alla Legge di Stabilità potranno farlo. Occorrerà pertanto attendere il 2016 per ricominciare a gestire gli appalti in maniera ordinata da parte dei piccoli Comuni.
Fonte: Sole 24 Ore
© RIPRODUZIONE RISERVATA