Paesaggi costieri: tempo di dire stop alla cementificazione
Legambiente ha analizzato i 3902 chilometri di coste della Penisola, da Ventimiglia a Trieste, verificando e passando al setaccio le trasformazioni edilizie avvenute. I risultati sono impressionanti: oltre 2194 chilometri, ossia il 56,2% dei paesaggi costieri, sono stati trasformati dall’urbanizzazione. I picchi negativi in materia si registrano in Calabria (dove le trasformazioni interessano più del 65% dei rispettivi paesaggi costieri), Liguria, Lazio e Abruzzo (63% di coste consumate).
Negli ultimi 30 anni 222 km di coste italiane sono stati oggetto di urbanizzazione. In Calabriail processo di cementificazione ha riguardato il 65% del litorale. I dati sono tutti contenuti all’interno di un dossier elaborato da Legambiente (“Salviamo le coste italiane”) in merito alle trasformazioni del paesaggio costiero in Italia (13 regioni complessive), da Ventimiglia a Trieste.
In apertura del dossier elaborato da Legambiente sono posizionate queste parole programmatiche: “Un Paese come l’Italia dovrebbe custodire e valorizzare, mettere al centro dell’attenzione politica e del dibattito pubblico quel patrimonio di paesaggi costieri che costituisce una parte rilevante della identità italiana, della sua storia e memoria collettiva, oltre che una risorsa turistica importantissima. Purtroppo se si analizzano i processi avvenuti in questi anni ci si rende conto di come la realtà e i numeri siano assai preoccupanti”.
Il confronto tra le coste è stato realizzato attraverso una sovrapposizione di foto satellitari. Il versante tirrenico, secondo lo studio, è stato intaccato nella maniera più rilevante e, infatti, meno del 30% delle sue aree rimane oggi libero da costruzioni. Nell’Adriatico, si apprende, è soprattutto la morfologia costiera, dal delta del Po alle lagune venete, dal Conero al Gargano, ad aver costituito un ostacolo nei confronti della cementificazione. In ogni caso, tra il Molise e il Veneto sono scomparsi dal 1988 ulteriori 42 km di costa, con un incremento delle trasformazioni dei paesaggi pari al 6,3%.
“A preoccupare particolarmente – prosegue il dossier – è il fatto che la cementificazione non si sia affatto fermata in questi anni, malgrado i vincoli introdotti nel 1985 con la Legge Galasso che si sono rivelati incapaci di fermare questi processi. Basti dire che dal 1985 ad oggi sono stati cancellati dal cemento qualcosa come 222 chilometri di paesaggi costieri, al ritmo di quasi 8 km all’anno, con un processo di continua e inesorabile cancellazione di paesaggi di straordinario pregio”.
Legambiente sostiene che il silenzio/assenso introdotto con la Riforma della Pubblica Amministrazione (legge n. 124 del 7 agosto 2015) potrebbe comportare un aumento dei rischi di alterazione del paesaggio costiero. In tal senso eloquenti sono le parole del vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini: “Se molte minacce per il paesaggio costiero si sono realizzate all’interno di un quadro normativo che prevedeva piani regionali e vincoli di edificabilità, è facile immaginare cosa potrà succedere in assenza di una riorganizzazione e di un rafforzamento degli uffici preposti alla gestione dei vincoli”.
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