L’efficientamento energetico del patrimonio edilizio italiano
Come notiamo nella vita di tutti i giorni, e come orami è assai noto, il sistema energetico italiano è caratterizzato da una forte dipendenza dai combustibili fossili e dalle importazioni, e questa dipendenza segna ampie aree di incertezza che condizionano la qualità della vita e le performance economiche.
Importiamo l’ 83,2% del nostro fabbisogno energetico. Nessuno in Europa è così dipendente dall’estero ( La media delle importazioni europee, considerando l’Europa dei 27 paesi, è di poco superiore al 50%; il secondo paese per dipendenza dall’estero è la Spagna che importa poco meno del 77% del proprio fabbisogno).
Peraltro va evidenziato che il divario tra consumo lordo e consumo netto è nel nostro paese molto elevato, ammonta nel 2009 a 47,1 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) ed è dovuto ai consumi del settore energetico stesso, ma anche alle perdite di trasmissione, distribuzione e trasporto. Su questo piano dell’efficienza interna di trasmissione, distribuzione e trasporto ci sono ampie possibilità di ‘efficientamento’ sulle quali, forse poco si riflette.
Nel 2009 il 35,2% dell’energia impiegata in Italia è destinata agli usi civili legati agli edifici (riscaldamento, luce, acqua calda, energia per cucinare) : è un volume stimabile in 46,9 milioni di tonnellate di petrolio equivalente.
Un consumo in crescita del 3,6% rispetto al 2008 – nonostante la recessione-; un consumo in crescita del +18,1% negli anni 2000.
Una risposta importante alla crisi energetica non può che venire da un nuovo modo di consumare e produrre energia per gli edifici. Tali consumi si ripartiscono in 28,6 milioni di Mtep del settore residenziale e 18,3 milioni del terziario.
La composizione dei consumi residenziali vede la assoluta preminenza del gas naturale che, nel 2007, copriva ben il 56,7% dei consumi energetici (circa 15,0 Mtep) di riscaldamento, produzione acqua sanitaria e uso cucina; la seconda fonte energetica per le abitazioni è risultata l’energia elettrica (21,9% pari a quasi 5,8 Mtep).
Una delle principali strategie per migliorare le performance energetiche del nostro paese (e di conseguenza i conti ambientali e quelli economici) viene da una revisione dell’uso dell’energia nel comparto edile.
Il tema è quello dell’ “efficientamento” energetico del patrimonio edilizio italiano. Ad esempio secondo l’ENEA attraverso l’ “efficientamento” energetico del patrimonio edilizio italiano, si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 addirittura del 45%.
Risultati ben superiori a quanto previsto con il ricorso alle tecnologie per l’uso delle fonti rinnovabili (22,4%).
L’eccezionale risultato si può ottenere con una politica che investa:
– l’involucro edilizio attraverso l’isolamento delle pareti, la sostituzione degli infissi e l’ installazione di elementi schermanti; gli impianti di produzione di calore e di condizionamento con la sostituzione degli impianti vecchi con impianti di ultima generazione;
– il ricorso a fonti rinnovabili (attraverso dispositivi sia attivi che passivi, dai pannelli solari ai pannelli fotovoltaici, al geotermico, ecc.);
– i dispositivi per una gestione efficiente dei servizi di climatizzazione e illuminazione modulabili in funzione della domanda.
Se una parte importante dell’efficientamento energetico passa dalla riqualificazione del patrimonio edilizio, è anche vero che un ruolo importante è giocato dall’assumere nuove modalità costruttive.
E, va detto, i Regolamenti Edilizi Comunali si stanno dimostrando un’ottima chiave per raccontare il cambiamento in corso in Italia nel modo di progettare e costruire.
Sono infatti in crescita sia il numero di Comuni che ha messo mano ai propri strumenti di governo degli interventi edilizi, per introdurre nuovi criteri e obiettivi energetico-ambientali, sia il campo dei temi di interesse, rendendo i regolamenti sempre interessanti per capire i processi in corso.
L’Osservatorio ONRE (Osservatorio Nazionale sui Regolamenti Edilizi per il Risparmio Energetico), promosso da Cresme e Legambiente, è partito proprio dall’idea che questi strumenti comunali rappresentino oggi sempre più uno snodo fondamentale del processo edilizio, perché qui convergono aspetti tecnici e procedurali, attenzioni e interessi e qui si incrociano le competenze in materia di urbanistica, edilizia e energia di Stato, Regioni e Comuni.
Raccontare quanto succede nei diversi territori, le novità, le spinte e i risultati, ci sembra fondamentale per capire la dimensione e i limiti di questo processo.
Nel terzo Rapporto ONRE 2010, sono 705 i Comuni italiani censiti che risultano avere modificato i propri Regolamenti Edilizi per introdurre obiettivi di sostenibilità e risparmio energetico: l’80% di questi lo ha fatto negli ultimi tre anni.
L’analisi dei dati raccolti mostra come questo processo accomuna grandi città e piccoli centri, e che non stiamo parlando di un area marginale del Paese ma di Comuni in cui complessivamente abitano quasi 19 milioni di persone. Si tratta di regolamenti edilizi che interessano 300.000 alloggi realizzati tra il 2007 e il 2009.
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