Federalismo demaniale: Fassino loda l’art.56-bis del Decreto del Fare
L’art.56-bis del Decreto del Fare prevede norme di semplificazione per il trasferimento degli immobili dello Stato a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, costituendo un vero e proprio schema di attuazione del federalismo demaniale. E la sua pronta applicazione nella realtà ha stimolato l’entusiasmo del Presidente dell’Anci, Piero Fassino, il quale ha affermato: “Sei mesi per decidere la dismissione e la valorizzazione di un bene dello Stato è un record per la Pubblica Amministrazione italiana, che normalmente ha tempi biblici”.
Il Sindaco di Torino, nel corso di un incontro tenutosi presso la sede dell’Anci a cui hanno preso parte anche il Ministro per gli affari regionali Graziano Delrio e il Viceministro dell’economia Pier Paolo Baretta, ha proseguito sempre a proposito del decreto: “Questo provvedimento ha vari meriti: quello di facilitare la riqualificazione delle città, di contribuire alla riduzione del debito pubblico, visto che il 10% delle risorse nette derivanti dalla vendita andranno a in quel capitolo, e di rimettere in moto il processo del federalismo fiscale, processo fermato nel corso degli ultimi 12 anni con un sostanziale ritorno al centralismo dello Stato e con contestuale taglio delle risorse a disposizione dei Comuni”.
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Fassino ha poi espresso l’auspicio che le richieste dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani per una maggiore flessibilità del Patto di Stabilità possano spingere verso l’inizio di una nuova stagione nei rapporti tra Stato e Comuni: in questo senso l’ANCI stessa sta lavorando in sinergia con il Ministero dell’Economia.
Il Presidente dell’ANCI ha poi concluso facendo riferimento a quel 10% di risorse prodotte dalla vendita degli immobili che, secondo quanto previsto dal Decreto del Fare, dovrebbero essere destinate al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, cioè al contenimento del debito pubblico italiano: “Nei prossimi giorni – ha detto Fassino – l’Anci metterà a punto un emendamento per consentire che la quota del 10% vada a ridurre il debito dei Comuni anziché quello dello Stato centrale”. Un proposito importante: presto si scoprirà quanto realizzabile in concreto.
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