Fabbricati rurali, cercasi disperatamente tariffa d’estimo

Mentre è in corso la discussione per la conversione in legge della Manovra estiva (c.d. Manovra bis), continua a fare parlare di sé anche il Decreto Sviluppo (d.l. 70/2011), già convertito in legge dello Stato con la l. 106/2011, con la questione del classamento dei fabbricati rurali.

Ma qual è la questione?

Il Decreto Sviluppo, al comma 2 bis dell’articolo 7, ha stabilito che i proprietari dei fabbricati rurali dotati di rendita e non censiti nelle categorie A/6 o D/10 (rispettivamente abitazioni e edifici strumentali) oppure ancora iscritti al catasto terreni ma nel frattempo variati nell’intestazione o modificati nello stato a causa di donazioni, successioni testamentarie, compravendite, ecc.) possano inoltrare una denuncia di variazione per accatastarli in quelle categorie. La denuncia dovrà essere presentata all’Agenzia del territorio entro il 30 settembre 2011.

Per la presentazione della denuncia i proprietari degli immobili devono delegare un tecnico professionista (geometra, architetto, ingegnere, agronomo, perito edile o agrotecnico) che effettuerà la richiesta di variazione presso l’Agenzia del territorio con il programma Docfa, proponendo la rendita.
Qual è dunque il problema?

La denuncia di variazione per i fabbricati rurali A/2, A/3, A/7 non può essere fatta, poiché da oltre vent’anni non sono state aggiornate le tariffe d’estimo proporzionali ai valori di mercato. Senza il valore di mercato per le unità tipo di riferimento non può esserci il classamento per comparazione.

Le soluzioni possibili per superare l’impasse, in attesa dell’aggiornamento degli estimi, potrebbero essere il classamento delle abitazioni in classi più alte della A/6, anche se si risulterebbero poi degli estimi modestissimi, oppure attribuendo ai medesimi fabbricati la categoria F/6 (fabbricato in attesa di dichiarazione, senza rendita).

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