Emergenza locatori, i Comuni rischiano di pagarla caro
Secondo Confedilizia i Comuni rischiano di pagare più di 2,5 miliardi di euro per la cosiddetta emergenza locatori: gli ultimi dati vedono un aumento del 60% degli sfratti per necessità dei locatori stessi. I Comuni devono trovare le sistemazioni per gli sfrattati e, per questo motivo, i costi aumentano. Le stime sono quelle di Confedilizia.
La dismissione dei contratti in essere da parte dei proprietari di immobili dati in affitto è un fenomeno in aumento negli ultimi due anni (a partire dal 2012)
“Gli ultimi dati sugli sfratti dimostrano che l’aumento di tassazione sugli immobili ha creato una vera e propria emergenza locatori” sottolinea in una nota il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani. E prosegue: “Alla scomparsa dell’acquisto di immobili da affittare (i cui riflessi si sono visti nel crollo del numero di compravendite) e al mancato rinnovo dei contratti al termine del periodo concordato, si sta dunque aggiungendo il fenomeno della interruzione dei contratti di locazione in essere da parte dei proprietari che – pur di non continuare a pagare le imposte su un bene che non rende più – rientrano in possesso del proprio immobile anticipatamente per destinarlo alla vendita”.
L’analisi di Confedilizia riguarda quindi le spese dei Comuni causate dalla crisi degli affitti. “Le conseguenze di questa situazione sono devastanti. L’Ufficio Studi di Confedilizia, considerato che il Comune di Roma spende oltre ventunomila euro all’anno per ogni famiglia per la quale debba provvedere a trovare una sistemazione alloggiativa, calcola – sulla base dei provvedimenti di sfratto emessi e riguardanti tutta Italia – che l’esecuzione degli stessi porterebbe a un aggravio per i Comuni di quasi un miliardo e mezzo di euro. Ancor più se da parte della proprietà edilizia si dovesse insistere (per mancanza di redditività della locazione) nelle richieste di esecuzione presentate in tutta Italia: in questo caso l’aggravio per i Comuni sarebbe addirittura di più di due miliardi e mezzo di euro”.
Confedilizia chiede la riduzione dell’aliquota Imu per gli immobili locati al 4 per mille, operazione che avrebbe un costo di soli 70 milioni di euro. Inoltre, Confedilizia chiede la cancellazione della disposizione della tassazione sui proprietari imposta dal disegno di legge di stabilità (tassazione ai fini Irpef degli immobili a uso abitativo non locati situati nello stesso Comune nel quale si trova l’immobile abitazione principale).
“Gli immobili in questione, infatti, sono generalmente quelli che i locatori (nella stragrande maggioranza dei casi piccoli proprietari) intendono concedere in locazione, senza peraltro trovare – soprattutto in questo periodo di crisi – inquilini disponibili. E su tali immobili improduttivi di reddito – giova ricordarlo – i locatori sono costretti, oltre a pagare l’IMU (solitamente con aliquota massima), a sostenere tutti gli altri oneri propri di un bene come questo: contributi condominiali, spese di manutenzione ecc”.
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