Edilizia popolare e canone concordato: storia di una doppia emergenza
Edilizia popolare e affitti a canone concordato: un’altra emergenza si concretizza nel pianeta dell’edilizia in Italia. In due articolazioni, una a livello nazionale, l’altra una configurazione più locale.
Edilizia residenziale pubblica: un settore fondamentale
Da una parte c’è il presidente di Federcasa, Emidio Ettore Isacchini, il quale sottolinea l’affiorare di una nuova questione: “Quasi ignorata dal programma dei mille giorni del governo Renzi, l’emergenza abitativa deve invece rimanere al centro dell’agenda politica, per concretizzarsi in tempi brevi in azioni vere, in finanziamenti, in nuovi cantieri, in nuove case”.
“Decisivo dovrà essere il ruolo dell’edilizia residenziale pubblica come principale risposta ad un dramma vissuto da milioni di persone, in gran parte indigenti – prosegue Isacchini – e come stimolo alla rianimazione del mondo dell’edilizia, tra i più colpiti dalla crisi economica”.
Quello del rappresentante di Federcasa è un appello al Governo affinché al settore dell’edilizia residenziale pubblica siano destinate congrue risorse: “Gli Enti Erp esprimono preoccupazione, sulla casa, sulle case popolari, ci sono momenti nei quali c’è un’attività forte, ma accade poi che l’attenzione scemi, fino a scomparire completamente. Sono fermamente convinto che se le nostre aziende avessero incentivazioni sia dal punto di vista fiscale sia attraverso i fondi strutturali europei, potrebbero mettere in moto iniziative significative per il recupero degli alloggi, in funzione del risparmio energetico, della sicurezza antisismica, della qualità dell’abitare”.
Bologna: l’estinzione dei canoni concordati?
A livello locale invece, più precisamente nel Comune di Bologna, suonano le sirene di un’altra emergenza abitativa: quella relativa ai canoni concordati. Un’emergenza silenziosa, di cui non si parla spesso: “Si tratta di un vero allarme – dichiara Alberto Zanni, Presidente nazionale di Confabitare (l’Associazione dei proprietari immobiliari) – e qualora dovesse continuare il trend dell’ultimo periodo, si rischia l’estinzione di questo tipo di affitti entro breve”.
Nel corso dell’ultimo anno, spiega Confabitare, i canoni concordati nel territorio del Comune bolognese sono crollati di numero da quota 3000 a 1000, accentuando una tendenza che aveva dato i primi segnali già nel 2012. “Negli ultimi tre anni la pressione fiscale nella nostra città è aumentata del 200%. Una stangata che ha indotto molti proprietari a rinunciare a questo tipo di contratti non trovandoli più convenienti – aggiunge Zanni -, occorre reintegrare al più presto il fondo a sostegno dei canoni concordati, uno strumento che si è rivelato utile ma insufficiente. Altrimenti questo tipo di contratto rischia di sparire. E sarebbe un danno per tutti, proprietari e inquilini”.
A cura di Marco Brezza
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