Edilizia, l’Aniem dice no agli Stati Generali

Un sentimento di dissenso arriva dall’Aniem, l’Ass. nazionale delle pmi edili manifatturiere della Confapi: un coro di 8.000 imprese e 120.000 addetti che pronuncia un doppio no.

No a un sistema edilizio bloccato, fermo nei sempre più complessi processi decisionali che non permettono uno spiraglio di crescita; no agli Stati Generali dell’edilizia in programma a dicembre, percorsi già sperimentati in passato che non hanno prodotto alcun risultato concreto.

Secondo il Presidente Dino Piacentini: “La crisi nazionale che colpisce il settore delle costruzioni richiede l’attivazione di iniziative concrete ed immediate”.

E aggiunge: “A distanza di un anno e mezzo dalla mobilitazione unitaria delle rappresentanze produttive e dei lavoratori (gli Stati Generali dello scorso anno), la crisi si è ulteriormente aggravata: 260.000 posti di lavoro persi, circa 70 miliardi in meno di produzione solo nell’ultimo anno, diminuzione del 20% di investimenti pubblici, assenza assoluta di risposte del Governo che aveva promesso l’apertura di un Tavolo interministeriale con tutte le Organizzazioni della rappresentanza. Per questo non riteniamo utile la riproposizione di percorsi già sperimentati, peraltro in una fase di evidente crisi politica.”

“Chiediamo invece, prosegue Piacentini, l’apertura immediata di un tavolo rappresentativo di tutto il settore per definire azioni mirate, a costo zero, che possano essere attivate in brevissimo tempo e che siano in grado di rilanciare la competitività del nostro sistema imprenditoriale che, lo ricordiamo, è costituito quasi totalmente da piccole e medie imprese”.

E’ questa la tipologia di impresa che caratterizza la nostra economia ed, in particolare, il settore delle costruzioni. E’ questa l’impresa che deve essere sostenuta in un mercato che è andato profondamente modificandosi, al di là della congiuntura economica e che, quindi, ha assoluto bisogno di nuove regole e nuovi strumenti.

Gli interventi prioritari secondo l’Aniem devono concentrarsi su tre fronti:
– in primis vanno favorite delle forme di incentivo all’aggregazione tra imprese, ad iniziare da azioni che alleggeriscano gli oneri gravanti sui consorzi stabili e consentano l’applicazione della contrattualistica di rete nel settore dei lavori pubblici;
– va riformato il sistema qualificazione finalizzata a premiare la specializzazione produttiva, l’esperienza, la dotazione di attrezzature, la ricerca e la capacità di innovazione;
– infine deve essere effettuata la riforma dei criteri di aggiudicazione, valorizzando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa con l’introduzione di criteri reputazionali e l’utilizzo di albi di commissari qualificati da impiegare con sorteggio e criteri di rotazione.”

“Ad oltre 4 anni dall’emanazione del Codice dei Contratti, conclude il Presidente Piacentini, non abbiamo ancora il nuovo Regolamento, anche perché non si è mai voluto aprire un Tavolo di confronto rappresentativo di tutte le componenti del settore che consentisse di condividerne i contenuti.

Il settore ha un esasperato ed urgente bisogno di regole nuove, non possiamo pensare di gestirlo con norme regolamentari concepite venti anni fa”. 

Fonte: Aniem
 

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