Edilizia, il settore è ancora in crisi
“La crisi attanaglia ancora il mercato e l’industria italiana delle costruzioni. Lo scenario economico che caratterizza il nostro Paese è ancora sostanzialmente recessivo.
In questo contesto cresce solo chi riesce ad intercettare la ripresa a livello internazionale; chi vive di mercato interno rischia invece di scomparire”.
Sono queste le parole con cui il presidente Paolo Buzzetti ha aperto oggi l’Assemblea di Federcostruzioni, la federazione di scopo aderente a Confindustria che riunisce le categorie produttive più significative del mercato edile e infrastrutturale, con oltre 100 associazioni, per un totale di 30.000 imprese.
“E sulle aspettative per il 2012 – per Buzzetti – continuano a pesare le grandi incertezze connesse alle scelte di politica economica, all’inefficienza e alla burocratizzazione insostenibile della gestione degli apparati pubblici, alle criticità del debito pubblico, del Patto di stabilità, delle inefficienze croniche di un sistema che non riesce a riformarsi.
Da tempo Federcostruzioni dimostra forte senso di responsabilità, comprendendo il difficile momento che l’economia nazionale attraversa, la delicata situazione finanziaria pubblica, la necessità di tenere con rigore sotto controllo il debito pubblico.
Ora chiediamo che altrettanto facciano le amministrazioni e la legislazione per creare condizioni concrete a favore della riqualificazione edilizia ed urbana rendendo possibile e conveniente la demolizione e ricostruzione, collegandola agli obiettivi prioritari dell’efficienza energetica e accelerando sui programmi di housing sociale, che dovrebbero costituire dei veri e propri modelli in questo ambito”.
Il Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha ribadito il “ruolo fondamentale delle costruzioni e l’importanza dell’azione di Federcostruzioni insieme a Confindustria: investimenti nelle infrastrutture, riqualificazione urbana e una politica fiscale di sostegno sono le tre priorità per ridare sviluppo al Paese.
La Marcegaglia ha aggiunto che “è indispensabile rispettare gli equilibri europei del bilancio e la manovra dei 40mila mld proposta da Tremonti va attuata subito perché è imprescindibile il controllo del debito pubblico del Paese così come bisogna trovare le soluzioni per spendere le risorse disponibili a sostegno dello sviluppo”
L’andamento del settore in numeri
Secondo il Cresme in tre anni la produzione del settore delle costruzioni ha perso oltre 25 miliardi in valore a prezzi correnti, corrispondente a un taglio del 18,4% a prezzi costanti.
Solo nel 2010 la flessione ha raggiunto il 6,6% e il settore registrerà una ulteriore flessione dello 0,5% nel 2011.
La caduta è stata particolarmente forte per le nuove costruzioni residenziali, che hanno registrato una diminuzione del 15,9% nel 2010 e del 2,9% nel 2011.
Nel comparto delle nuove costruzioni non residenziali la flessione è stata altrettanto grave: -13,6% nel 2010 e -2,5% nel 2011.
Il ruolo anticongiunturale della spesa pubblica non c’è stato: gli investimenti in nuove opere del genio civile sono scese dell’11% nel 2010 e del 3% nel 2011
“A tenere in piedi il mercato delle costruzioni nel residenziale è l’attività di riqualificazione, cresciuta del 2,2% nel 2010 e del 2% nel 2011 – ha spiegato il Direttore del Cresme Lorenzo Bellicini.
Nel non residenziale il recupero ha mantenuto invece segno negativo sia nel 2010 che nel 2011; solo con il 2012 si dovrebbe tornare a valori positivi con un +0,9%”.
Gli effetti sulle imprese.
Gli anni tra il 2010 e il 2012 saranno anni della “resa dei conti”, in termini di capacità competitiva delle imprese e di selezione dell’offerta. “I processi di razionalizzazione e di riduzione dei costi, sulla base di una ripresa modesta, porteranno le imprese a rimanere leggere, migliorando l’efficienza – ha concluso Bellicini -. Non ci sarà quindi una vera ripresa dell’occupazione per un po’ di tempo”.
Il programma delle tre esse: sviluppo, sostenibilità e semplificazione
Per il presidente di Federcostruzioni bisogna puntare su Sviluppo, Sostenibilità e Semplificazione, dove Sviluppo vuol dire:
– concentrare le risorse sulle infrastrutture in un coerente ed equilibrato mix tra poche opere strategiche rispondenti a precise scelte di priorità e una serie di piccole opere in grado di ridare vigore al sistema delle imprese agendo sul territorio e garantendo servizi e qualità della vita;
– agire sulla leva fiscale, come previsto dal Decreto sviluppo;
– privilegiare le nuove generazioni, sostenendo la crescita di una società della conoscenza investendo nell’innovazione e nella alta formazione, dando stabilità di lavoro ricreando le condizioni per un ritorno dei nostri giovani; restituire al sistema economico la certezza della legalità e della competizione trasparente.
La Sostenibilità è la sfida del futuro, che Federcostruzioni ha assunto come riferimento per la propria attività produttiva ed economica, da perseguire attraverso efficaci interventi di incentivazioni e di sostegno.
“Ma non è possibile raggiungere questi obiettivi senza una reale Semplificazione. Ci vuole una rivoluzione culturale basata su due principi, ha spiegato Buzzetti.
Da un lato il rispetto reciproco tra imprese e amministrazioni pubbliche, in una logica di uguaglianza e di pieni diritti e doveri, e dall’altro la consapevolezza da parte dei funzionari pubblici che sostenere le imprese e garantire loro una efficiente possibilità di azione è di interesse della collettività e quindi del pubblico.
Chiediamo al Governo e al Parlamento, alle forze politiche e alle istituzioni di perseguire con coraggio i tre obiettivi da noi indicati.
Chiediamo che sul Decreto Sviluppo si faccia presto, accettando suggerimenti e correzioni su aspetti importanti.
Tra questi – ha concluso il Presidente – riportando al centro dell’attenzione dei meccanismi di selezione e di gestione delle gare e della realizzazione delle opere il progetto, dando certezza di qualità agli operatori, perché soltanto in questo modo sarà possibile evitare costi aggiuntivi, cambiamenti, stop and go”.
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