Edilizia, crollo della produzione (-14% rispetto al 2011)
Il settore delle costruzioni è in forte crisi e gli ultimi dati Istat registrano una ennesima flessione della produzione del settore.
Nella media del trimestre ottobre-dicembre l’indice ha registrato una flessione del 3,3% rispetto al trimestre precedente. L’indice corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2012, è diminuito in termini tendenziali del 15,4% (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di dicembre 2011). Nella media dell’intero anno 2012 la produzione nelle costruzioni è diminuita del 14,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A dicembre 2012 l’indice grezzo ha segnato un calo tendenziale del 18,3% rispetto allo stesso mese del 2011. Nel confronto tra la media del 2012 e quella dell’anno precedente la produzione è diminuita del 14,0%.
Unico dato positivo è che nel mese di dicembre 2012 l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è aumentato dell’1,6% rispetto a novembre 2012.
A confermare il trend negativo è la stessa Associazione dei costruttori, Ance. “Il settore delle costruzioni è, in Italia, uno tra i settori più colpiti dall’inaccettabile fenomeno dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione – sottolinea l’associazione – . Un fenomeno che determina una situazione di estrema sofferenza per le imprese che realizzano lavori pubblici ed estende i suoi effetti su tutta la filiera, creando i presupposti per l’insolvenza di migliaia di imprese. Bastano infatti poche migliaia di euro per fare fallire un’impresa.
La dimensione finanziaria dei ritardi di pagamento della P.A. nel settore dei lavori pubblici ha raggiunto ormai i 19 miliardi di euro ed è in costante crescita. Non solo, aumentano anche i tempi di pagamento: in media, le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate dopo 8 mesi e le punte di ritardo superano ampiamente i 2 anni”.
“Questa situazione di estrema sofferenza nei pagamenti dei lavori pubblici – aggiunge l’Ance – è determinata in particolare dal Patto di stabilità interno che limita fortemente la capacità di investimento degli enti locali.
Da una parte, infatti, il Patto di stabilità interno blocca circa 4,7 miliardi di euro di pagamenti per lavori già eseguiti dalle imprese e per i quali gli enti locali dispongono di risorse di cassa.
Dall’altra, il Patto provoca un aumento dei residui passivi e delle giacenze di cassa che gli enti locali non utilizzano per non sforare i limiti del Patto di stabilità interno. Complessivamente, il Patto di stabilità interno blocca circa 13,3 miliardi di euro di risorse per investimenti in conto capitale. Si tratta quindi di circa 8,6 miliardi di euro di nuovi lavori che gli enti locali, pur disponendo delle relative risorse, non possono avviare a causa del Patto di stabilità interno, ai quali si aggiungono i circa 4,7 miliardi di euro di mancati pagamenti alle imprese”.
Secondo l’Ance per favorire lo sblocco delle risorse già disponibili per pagare le imprese e consentire l’avvio, da parte egli enti locali, di nuovi investimenti in opere pubbliche necessarie a garantire la qualità della vita dei cittadini, appare urgente:
– rivedere le regole del Patto di stabilità interno introducendo una “golden rule” per salvaguardare la componente di investimento nei bilanci delle amministrazioni pubbliche interessate;
– definire un piano effettivo di pagamento dei debiti pregressi, da concordare con l’Unione europea come misura una tantum, in modo che non incida sul pareggio di bilancio strutturale come definito dal c.d. “Fiscal compact”, per porre fine a una finzione contabile che fa saltare le imprese.
Fonti: Istat e Ance
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