Ecomafia, oltre 6mila reati in edilizia e 18 amministrazioni comunali “sciolte”
E’ stato presentato nella giornata di ieri il rapporto Ecomafia 2012 di Legambiente sui traffici illeciti che sfruttano e danneggiano il patrimonio ambientale, paesaggistico, faunistico, culturale e artistico.
Un business che ha fatturato oltre 16 miliardi di euro con le attività illegali nel ciclo dei rifiuti e del cemento.
Sono 6.662 gli illeciti e 8.745 le persone denunciate (circa 4 al giorno), nel ciclo del cemento, dove nonostante la crisi e il calo del 20% stimato dal Cresme nel mercato legale, l’abusivismo ha fatto registrare 25.800 casi tra nuove costruzioni o grandi ristrutturazioni, con un fatturato che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro.
La maggior parte dei reati registrati (il 47,7%) riguarda ancora una volta le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania in testa (con 5.327 infrazioni), seguita dalla Calabria (3.892), dalla Sicilia (3.552) e dalla Puglia (3.345). Mantiene il quinto posto il Lazio (2.463), mentre la prima regione del nord in classifica è la Lombardia (con 1.607 reati) seguita dalla Liguria (1.464).
Nel 2011 sono stati oltre 33mila i reati ambientali scoperti, quasi 93 al giorno, il 9,7% in più rispetto al 2010. In aumento anche i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici. Sono triplicati gli illeciti nel settore agroalimentare.
5.284 reati e 5.830 persone denunciate. Aumentano i traffici illeciti internazionali mentre i rifiuti gestiti illegalmente e sequestrati si sono attestati sulle 346 mila tonnellate, come se 13.848 enormi tir si snodassero in una fila lunga più di 188 chilometri.
Contro questi criminali che saccheggiano e devastano il Paese, tante forze dell’ordine impegnate a contrastare abusi e illeciti: dal Corpo forestale dello Stato al Comando tutela patrimonio ambiente, dalle Capitanerie di porto alla Guardia di Finanza, col Corpo tutela patrimonio culturale e la Direzione investigativa antimafia, l’Agenzia delle dogane, la Polizia di Stato, il Corpo forestale delle regioni autonome e la Polizia provinciale, insieme al Comando dei Carabinieri politiche agricole e al Comando dei carabinieri tutela della salute. Lo scorso anno hanno effettuato 8.765 sequestri, 305 arresti (100 in più, rispetto all’anno precedente con un incremento del 48,8%), con 27.969 persone denunciate (7,8% in più rispetto al 2010).
La criminalità espande le sue radici anche negli uffici della pubblica amministrazione: sono già 18 le amministrazioni comunali (anche al nord come Bordighera e Ventimiglia in provincia di Imperia, Leinì e Rivarolo in provincia di Torino) sciolte per infiltrazioni mafiose solo nei primi mesi del 2012, per reati spesso legati al ciclo illegale del cemento.
Non mancano i coinvolgimenti con i cosiddetti “colletti bianchi”, soggetti dalla fedina penale pulita, con ruoli nelle pubbliche amministrazioni e in grado di gestire a fini illegali i loro canali burocratico-amministrativi. Grazie a queste collaborazioni e al dilagare della corruzione, aumentano i casi di gestione illegale dei soldi pubblici: così in Calabria i cantieri della ‘ndrangheta lavorano sempre a pieno ritmo e in Campania i finanziamenti dell’emergenza rifiuti hanno arricchito i camorristi. Mentre diminuisce il fatturato legale degli investimenti pubblici considerati a rischio nel sud, quello illegale si conferma stabile (16,6 miliardi di euro nel 2011).
Fonte: Legambiente
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