Disastro a Messina per colpa dell’abusivismo
Mentre proseguono la ricerche dei dispersi nell’alluvione di giovedì scorso nel Messinese, si fa strada la parola chiave di questo disastro, l’abusivismo edilizio.
A pronunciarla è stato il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, inquadrando da subito l’intera vicenda in una dimensione ben precisa e niente affatto casuale: quella del dissesto idrogeologico provocato dagli abusi edilizi. Una dimensione che, a tempo debito, passata l’emergenza, renderà necessario accertare “di chi sono le responsabilità “.
“L’acqua fa il suo corso e se le case sono costruite dove non si dovrebbe”, se sono sul greto di un fiume, come alcune di quelle crollate a Scaletta Marea che Bertolaso ha visto oggi nel suo sopralluogo, allora “cosa vogliamo aspettarci? Sono otto anni che denuncio questa situazione”.
Parole dette “senza polemica”, che tradiscono quasi un senso di impotenza di fronte a un fenomeno che sembra non si riesca ad arginare. Oggi sono in molti – politici, associazioni, sindacati – a parlare di territorio ferito o di tragedia annunciata.
“Se non smettiamo di costruire male, di intaccare l’equilibrio della natura, prima o poi paghiamo un prezzo – avverte il governatore siciliano Raffaele Lombardo -. Credo che ci sia bisogno – aggiunge – che sindaci, amministratori e cittadini segnalino le disfunzioni e si cominci a intervenire prevenendo i disastri”.
La Regione, dal canto suo, fa sapere che dal ’98 sulla provincia di Messina sono stati spesi per sistemazioni idrauliche e dissesto idrogeologico oltre 200 milioni di euro tra fondi statali ed europei. Soldi a parte, sul banco degli imputati c’é soprattutto la speculazione edilizia, su cui puntano l’indice le associazioni ambientaliste.
A partire da Legambiente, secondo cui “paghiamo il prezzo della cementificazione selvaggia” di quel territorio. “Negli ultimi anni il messinese è stato violentato da un’urbanizzazione disordinata e aggressiva – afferma Salvatore Granata, direttore di Legambiente Sicilia – che ha stravolto gli equilibri idrogeologici. Non a caso, molte inchieste della magistratura riguardano speculazioni perpetrate in aree torrentizie”.
“Costruiremo nuovi quartieri come quelli fatti a L’Aquila”, “strutture abitative con giardini, ma anche con negozi per far ripartire il piccolo Commercio”, è stata la promessa fatta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, ad alcuni sfollati nel corso del sopralluogo nelle zone colpite dall’alluvione nel messinese. Promesso, anche, il blocco delle tasse e dei mutui per tutti i cittadini che sono stati colpiti.
“Di fronte all’ennesima tragedia dopo l’Abruzzo, e moltissime
altre, di fronte a così tante vittime e alla diffusa offesa al paesaggio, tutelato dalla Costituzione, non vi possono essere esitazioni. La priorità assoluta è la sicurezza dei cittadini e il rispetto concreto della Costituzione.
Per questo motivo occorre mettere mano al risanamento del territorio e a un deciso inasprimento delle pene per gli abusi edilizi. Governo e Regioni devono investire su di una urbanistica di
qualità e di risanamento delle nostre città […]”.
Lo ha detto dichiarato Massimo Gallione, Presidente del CNAPPC.
“Dei 60 milioni di vani costruiti nel dopoguerra, – ha aggiunto – il 70 % e del tutto inadeguato ai rischi idrogeologici ed antisismici. Occorre rottamare quelle ampie parti dei centri urbani senza qualità architettonica, costruiti senza alcune criterio di contenimento dei consumi energetici e di dubbia sicurezza strutturale ed impiantistica; occorre incentivare il ricorso ai finanziamenti privati (e non solo
pubblici) per demolire e ricostruire e per ovviare, con più precise regole nazionali e con un piano di investimenti pluriennale, ad un diffuso e cinquantennale periodo di terrorismo paesaggistico”.
Fonti: Ansa, Governo e Consiglio Nazionale Architetti
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