Disagio abitativo in Umbria
“Il disagio abitativo in Umbria è crescente ma è ancora sottovalutato”. Ad affermarlo è l’assessore regionale all’edilizia sovvenzionata, Stefano Vinti, per il quale “la fragilità dei conti pubblici non lascia ipotizzare aumenti delle risorse, anzi per quanto riguarda la nostra regione la manovra di Tremonti ci riserva un drammatico taglio.
In particolare per l’edilizia residenziale pubblica è prevista per il 2011 una decurtazione di 17,5 milioni di euro e per il 2012 di 19,7 milioni di euro”.
“Una situazione inverosimile – secondo l’assessore Vinti – tale da azzerare ogni possibile programmazione ed ulteriori interventi, dalle ricadute pesantissime sulle famiglie e sui cittadini a cui sarà impossibile riconoscere un diritto sociale primario, nonché sulle imprese edili che si vedranno private di un importante settore d’intervento e sui livelli occupazionali già drammaticamente privati dalla crisi economica”.
Per l’assessore “l’insufficiente offerta di edilizia residenziale pubblica, nonostante il grande sforzo compiuto in questi ultimi anni dalle amministrazioni regionali a dalle ATER provinciali, rispetto ai bisogni antichi e nuovi che esprimono parti consistenti di cittadini, impone l’ingresso di nuovi capitali per definire una strategia di medio periodo e aumentare la dotazione di alloggi sociali, ma gli incentivi necessari a sollecitare la partecipazione dei soggetti privati non sembrano particolarmente significativi, finendo così di penalizzare la Regione e gli enti locali”.
“La situazione è deteriorata dall’aumento delle quotazioni immobiliari non confrontabile con la capacità reddituale delle famiglie, che ha avuto un andamento grandemente più basso. Gli effetti della crisi economica, poi, hanno accentuato i casi di situazioni già in difficoltà (lavoratori precari, licenziati, cassintegrati, giovani etc. etc.), facilmente riscontrabili nella riduzione dei mutui per la casa e nei provvedimenti di sfratto per morosità, che nel 2009 hanno raggiunto il valore dell’85 per cento degli sfratti totali, il più alto degli ultimi 13 anni e in una aumentata percentuale dei casi di inadempienza dei locatari”.
“Gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT confermano – prosegue – che il tasso di disoccupazione, nel nostro Paese, è cresciuto e viceversa il numero degli occupati è diminuito, il reddito familiare si è ridotto ed è calato l’orientamento per il risparmio; aumentano le difficoltà per le famiglie, che nel 33 per cento dei casi non riescono a far fronte ad una spesa imprevista e aumentano ancor più grandi quando nel bilancio familiare c’è anche il carico dell’affitto.
La crisi fa sentire sempre più pesantemente i suoi effetti colpendo le famiglie nei loro bisogni essenziali e molte sono costrette a fare delle scelte e dover rinunciare a spese anche di primaria importanza. “Nel prossimo triennio – secondo Vinti – ci saranno altre 150 mila famiglie, il 40% delle quali con figli minori, collocate nelle fasce deboli poiché hanno in corso un provvedimento e rischiano di perdere la propria abitazione se non saranno messe in campo misure di sostegno al reddito.
Oltre a questo, aumenteranno i giovani (20% del totale), le famiglie di migranti (26%), i nuclei composti da anziani (35%) composti prevalentemente da una persona che vive sola.
Al di là degli strumenti classici delle politiche abitative, come il fondo sociale per l’affitto e l’assegnazione degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica, per l’assessore “occorre rafforzare la diffusione del canone concordato, ma soprattutto produrre uno sforzo d’innovazione delle politiche abitative che oltre a impiegare nuove e ulteriori risorse pubbliche, capitali anche privati, occorre fare interventi integrati sul piano urbanistico e sociale”.
“Comunque la casa è un problema nazionale che non può che vedere un protagonista forte come il governo nazionale, sicuramente le Regioni e gli altri enti locali non potranno offrire una soluzione in grado di soddisfare tutti coloro che legittimamente attendono un alloggio a canone sociale o moderato e le sinergie tra pubblico e privato possono dare un contributo a questa risposta sociale. Ma l’intervento privato – conclude Vinti – non può rispondere prevalentemente a logiche di carattere finanziario, perché sarebbe difficile immaginare che possa essere utile alle fasce più deboli della società”.
Fonte: www.regione.umbria.it
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