Beni confiscati alla criminalità: il provvedimento di sgombero è atto vincolato

Il procedimento di sgombero dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata è strettamente regolato dalla normativa vigente, in particolare dall’art. 47, comma 2, del d.lgs. n. 159 del 2011 e dall’art. 823, comma 2, del codice civile. Questo vincolo normativo impone all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) l’obbligo di procedere allo sgombero una volta che il provvedimento di confisca è diventato definitivo con il deposito della sentenza della Corte di Cassazione. Lo stabilisce il Consiglio di Stato, (Sez. III), con la sentenza 12 giugno 2024, n. 5264.

La questione

Le sentenze del Consiglio di Stato confermano che l’ordinanza di sgombero non richiede una valutazione comparativa tra i soggetti che precedentemente godevano del bene e l’Amministrazione. Non sono ammessi bilanciamenti di interesse tra l’uso precedente del bene da parte degli occupanti (sia esso ad uso abitativo o economico) e le finalità pubbliche a cui il bene è destinato. La giurisprudenza ha chiarito che tali valutazioni sono già state compiute dal legislatore, il quale ha privilegiato l’esigenza di rimuovere dal mercato beni di provenienza illecita, assegnandoli a iniziative di pubblico interesse.

Pertanto, il provvedimento di sgombero è considerato un “atto dovuto”, non suscettibile di opposizioni basate su presunti diritti pregressi degli occupanti, né può essere oggetto di un giudizio di bilanciamento tra interesse pubblico e privato. Questo orientamento è stato ribadito da numerose decisioni del Consiglio di Stato, che hanno anche escluso la necessità di ulteriori motivazioni per il provvedimento di sgombero oltre a quelle già fornite dalla normativa di riferimento.

L’ANBSC, pertanto, agisce entro un quadro di azione predefinito, senza poteri discrezionali in merito al sgombero, e con il dovere di destinare il bene a finalità istituzionali e sociali, rafforzando così l’integrità e l’indisponibilità del patrimonio statale.

Questo orientamento riafferma l’importanza del rigore nella gestione dei beni confiscati e sottolinea l’impegno nell’assicurare che tali beni contribuiscano alla lotta contro la criminalità organizzata e alla promozione del bene comune, senza cedere a logiche di concessione o compromesso con situazioni di fatto preesistenti.

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