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Rinnovabili ed energia verde: Italia batte Germania? Forse
Greenpeace cerca di sensibilizzare i partecipanti al G7, mentre un rapporto di Legambiente fa affiorare una verità ambivalente
Fonti rinnovabili e “green economy”: due punti all’ordine del giorno nel nostro paese grazie a due notizie differenti che però traggono linfa dalla medesima fonte.
Greenpeace per le rinnovabili
Da una parte c’è lo striscione recante la scritta “G7: go renewable, go clean & independent”, piazzato sulla Terrazza del Pincio a Roma da parte degli attivisti di Greenpeace: l’obiettivo dell’organizzazione è quello di sensibilizzare i grandi della Terra riuniti nel G7 verso le tematiche della promozione della stabilità e sicurezza energetica attraverso un grande piano di sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Secondo Greenpeace “lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica è l’unica via per aumentare l’indipendenza energetica“. Queste le ragioni dello striscione e del messaggio rivolto ai 7 rappresentanti dei paesi più importanti del pianeta.
Italia batte Germania. Forse.
Dall’altro lato giungono le notizie che affiorano dal Rapporto 2014 di Legambiente denominato “Ambiente in Europa”: secondo i dati del report nel nostro paese starebbe salendo il grado di utilizzo di energie rinnovabili: inoltre l’Italia supererebbe anche la Germania in tale categoria grazie a quella che viene definita una “conversione ambientale inconsapevole”: una sorta di “italianissimo” (per utilizzare uno stereotipo) utilizzo di energia e risorse senza una precisa strategia.
Per saperne di più su ambiente, energie rinnovabili ed efficienza energetica consulta la pagina di Guidambiente all’interno di Ediltecnico.it.
Elogio della inconsapevolezza? Chissà. Intanto le emissioni pro-capite di anidride carbonica sono inferiori del 23% rispetto a quelle tedesche e del 15% rispetto alla media Ue mentre l’indice di produttività di risorse (ovverosia Pil in rapporto alla quantità di materia consumata) si assesta su cifre migliori nella misura del 10% rispetto alla Germania e del 26% rispetto alla media dei paesi dell’Unione Europea.
In sottotraccia aleggia un dubbio neanche tanto celato: probabilmente le cifre virtuose (almeno a livello comparativo) raggiunte dal nostro paese non sono altro che il risultato della contrazione di produttività rispetto alla locomotiva tedesca. Insomma di necessitù nel belpaese si fa virtù. ma la strada per lo sviluppo e la diffusione dell’utilizzo di rinnovabili in Italia deve fare ancora grandi passi in avanti.
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