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Energia: IVA al 22 % per un combustibile economico come il pellet
La Legge di Stabilità esclude il pellet dal novero dei combustibili che usufruiscono dell'aliquota IVA agevolata
Cattive notizie per coloro che utilizzano il pellet come combustibile: all’interno della Legge di Stabilità 2015, approvata lo scorso 23 dicembre, tale materiale viene infatti escluso dal novero dei beni che usufruiscono di aliquota IVA agevolata.
La misura emerge dal punto 710 del maxiemendamento alla “manovra”: la segatura rimane soggetta a IVA del 4% mentre l’imposta sul pellet (combustibile ricavato dalla segatura essiccata e poi compressa in forma di piccoli cilindri, utilizzato come importante forma di alimentazione di stufe e caldaie) schizza ora al 22%, il valore ordinario dell’IVA per beni e servizi.
La misura possiede il sapore della beffa: uno dei combustibili più economici, improvvisamente, a partire dallo scorso primo gennaio, diventa molto più caro. La sua evidente convenienza, che aveva condotto molte famiglie a dotarsi di macchinari per il riscaldamento alimentati a pellet, subirà pertanto una drastica ridimensionata, con probabili effetti anche sull’intero mercato di settore.
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“Oltre 2 milioni di famiglie utilizzano il pellet per il riscaldamento di casa, in tanti casi per necessità, come nelle zone di montagna non ancora raggiunte dal metano, ma è anche un modo per risparmiare e inquinare meno. Sono poi oltre 42mila i lavoratori delle imprese di questo settore. È dunque prevedibile che questo raddoppio dell’IVA inciderà sui bilanci delle famiglie e delle imprese, ma anche sull’ambiente” spiega, tra gli altri, Andrea Bonacchi, consigliere provinciale di Prato, il quale tuttavia continua con una proposta costruttiva: “Il Governo e la sua maggioranza in Parlamento hanno deciso così: il raddoppio dell’IVA sul pellet è legge e non possiamo farci più niente. Un’idea però potrebbe essere quella di destinare alle politiche ambientali e alla manutenzione del territorio il maggior gettito che deriverà da questa nuova tassa, in modo tale che non siano sempre i cittadini a rimetterci”.
Fonte: Ediltecnico
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