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Campania, condono edilizio: ma De Luca preferisce chiamarla sanatoria
"In Campania abbiamo 80mila alloggi abusivi. Chi li può demolire? Bisogna essere pratici": le parole del neopresidente di Regione Vincenzo De Luca

Condono edilizio in arrivo in Campania? I segnali convergono tutti in questa direzione, secondo quanto si percepisce anche dalle parole del nuovo presidente di Regione Vincenzo De Luca: “In Campania abbiamo 80mila alloggi abusivi. Chi li può demolire? Avete forse le cave per portare il materiale di risulta? Bisogna essere pratici”.

Escludo una sanatoria per tre categorie di abusivi – prosegue De Luca intervistato da Radio 24 -: primo, per l’abusivismo in luoghi di vincolo assoluto; secondo per chi ha costruito in zone con pericolo per la pubblica incolumità; terzo nel caso in l’utente aveva già un alloggio di proprietà e ha fatto l’abuso. In questi casi nessuna sanatoria. Ma per gli altri si approvano leggi per consentire di mettere ordine e far pagare il dovuto. È un condono? È una sanatoria per quelli che non entrano in quelle tre categorie dette in precedenza. Se c’è un povero Cristo che nell’entroterra campano, senza danneggiare nessun paesaggio, ha fatto l’abuso, lo si sana perché non abbiamo alternative. A me – conclude il neoeletto presidente della Campania – non piace la sanatoria, ma mi confronto con la realtà. È materialmente impossibile demolire 80mila alloggi“.

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“L’idea lanciata dal presidente De Luca riguardo a un condono edilizio generalizzato per la Campania può risultare condivisibile, perché ispirata al realismo e al buon senso – commenta Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica alla Sapienza di Roma. Simoncini ricorda tuttavia che, proprio in Campania ci sono ancora 250mila pratiche di condono edilizio giacenti, 45mila solo a Napoli e 8mila a Salerno, città guidata per anni proprio da De Luca. Si tratta, spiega sempre Simoncini, “di istanze non lavorate risalenti ai tre condoni edilizi che si sono succeduti a partire dal 1985. Parliamo di un mancato introito di 400 milioni di euro di oneri concessori per le casse dei Comuni e di 350 milioni per quelle dello Stato, soldi che consentirebbero la realizzazione di infrastrutture e servizi di cui quel territorio è cronicamente carente”.

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