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Opere pubbliche, ecco lo studio del CNI: la crisi non è ancora finita?
Tra il 2007 e il 2014 il decremento nel settore delle costruzioni è stato del 25,5%: tutti i dati contenuti nel documento "Opere Pubbliche" redatto dagli Ingegneri
Non emergono risultati incoraggianti dal documento “Opere pubbliche: criticità e prospettive nello scenario europeo” elaborato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e presentato venerdì scorso a Mestre nel corso della due giorni che fungeva da introduzione-anteprima al Congresso nazionale che si terrà ad ottobre, e sarà dedicato alle politiche infrastrutturali, opere pubbliche e dissesto idrogeologico.
L’analisi dettagliata condotta dal Centro Studi CNI sul programma di opere strategiche inserite nella Legge Obiettivo del 2001 e sui successivi aggiornamenti delinea il seguente quadro: dei 735 interventi programmati (in gran parte si tratta di una molteplicità di lotti in cui si articola ogni singola grande opera), ne risultano aggiudicati solo 378. Inoltre molte opere aggiudicate non sono state avviate o hanno accumulato ritardi. Risultano conclusi solo 117 interventi per 3,4 miliardi: appena il 7,7% di quanto messo fino ad oggi a gara. Tale ammontare ha poi generato varianti per 3,1 miliardi di euro, per una spesa complessiva di quasi 6,5 miliardi e, dunque, con il raddoppio degli importi messi a gara. Per non parlare, poi, dei ritardi. Sui 735 interventi censiti dal Centro Studi CNI ben 94 risultano in ritardo.
Inoltre nel corso del 2014 “la spesa dello Stato per infrastrutture materiali si è attestata a 25,4 miliardi di euro, il valore più basso dal 2000” si spiega nel documento. “Tra il 2007 e il 2014 – si prosegue – a fronte di una flessione del 21,8% degli investimenti fissi lordi totali, il decremento nel settore delle costruzioni è stato del 25,5% e quello della sottocomponente rappresentata dalle opere pubbliche del 37,7%”. Sebbene la flessione degli investimenti per opere pubbliche nel periodo di crisi sia stata comune a tutti i Paesi europei, hanno evidenziato gli ingegneri, “in gran parte di questi, nel 2013, il ciclo è ritornato ad essere espansivo”, mentre in Italia, “anche nel 2013 e nel 2014 è proseguita la fase discendente”.
Nella direzione della ricerca di un rimedio echeggiano le parole del presidente del CNI Armando Zambrano: “È necessario ridare centralità al progetto e ridefinire, anche in modo radicale, il sistema delle regole e la gestione dell’intervento pubblico. Indispensabile un piano organico per le infrastrutture. Il Governo si sta sforzando ma servono fatti concreti”.
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