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Stazioni ferroviarie in disuso: via alle cessioni in comodato d'uso
Oltre 1700 stazioni impresenziate in Italia: per l'acquirente che si prende cura dei locali ceduti in comodato, l'affitto è a costo zero
È in piena fase operativa l’operazione di cessione in comodato d’uso gratuito di 1700 piccole stazioni in disuso. Per l’acquirente che si prende cura dei locali ceduti in comodato, l’affitto è a costo zero. Il sito ufficiale di Trenitalia parla di “stazioni impresenziate” in numero superiore a 1700 su tutto il territorio nazionale. Il valore degli immobili che finora sono stati dati in concessione ammonta a circa 120 milioni di euro.
Le stazioni impresenziate in Italia
L’avvento dei nuovi sistemi tecnologici per la vendita dei biglietti ha di fatto spazzato via le vecchie biglietterie, rendendo desuete le piccole stazioni. Come si legge nel documento redatto da Fabrizio Torella e Teresa Coltellese per Cesvot intitolato Le stazioni impresenziate sulla rete ferroviaria italiana, “l’automazione dei comandi e la loro attivazione out-station in un unico centro deputato ha quindi imposto una diversa utilizzazione delle risorse umane ed è questo un caso tipico di come lo sviluppo e il potenziamento tecnologico possa mettere in crisi e rivoluzionare l’organizzazione del lavoro preesistente (…). Non essendo più indispensabile la presenza umana, salvo che per verifiche periodiche della funzionalità dell’impianto e delle infrastrutture, le stazioni, in particolare quelle di transito situate sulla linea, sono rimaste impresenziate in un numero progressivamente crescente direttamente proporzionale al numero dei chilometri di rete ferroviaria su cui via via veniva attivato il nuovo sistema”.
Il progetto
Il progetto è stato formalizzato nello scorso mese di settembre mediante un protocollo d’intesa tra Ferrovie dello Stato Italiane (FS), Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e Csvnet (Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il volontariato) ed è finalizzato a sviluppare azioni innovative e di sostegno sociale su tutto il territorio nazionale, offrendo inoltre alle associazioni di volontariato l’opportunità di usufruire di questi spazi, che potranno diventare, in base all’accordo, spazi fruibili d’incontro e promozione del volontariato.
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Analisi di un fenomeno
Il documento sopra citato prosegue delineando la fase finale di un’evoluzione inevitabile: “Nelle piccole stazioni la vendita dei biglietti era affidata al capo stazione, che infatti oltre ad avere le mansioni di gestire la circolazione dei treni era anche la persona che materialmente vendeva i biglietti alla clientela. Il superamento della figura del capo stazione con l’accentramento delle funzioni al DCO, e quindi la destinazione del personale ad altri incarichi, ha di fatto imposto anche la chiusura delle biglietterie, in particolare nelle piccole stazioni, dove i volumi di ricavi non giustificavano economicamente la presenza di personale FS unicamente dedicato alle mansioni di vendita. Ciò ha creato indubbiamente all’inizio qualche problema alla clientela abituata a certi comportamenti di acquisto, purtuttavia l’introduzione dei biglietti a fasce chilometriche e abbonamenti, reperibili presso giornalai, bar, tabaccai ecc, la possibilità di acquistare il biglietto sul treno previo avviso al personale di controlleria senza incorrere in penali, l’aumento della vendita di biglietti ferroviari da parte delle sempre più numerose Agenzie di viaggio, sono state le soluzioni alternative che si sono volute fornire ai clienti di questi centri minori, interessati di norma a un traffico di breve gittata, fondamentalmente pendolare. Anche se, certamente, la chiusura delle biglietterie è avvenuta a scapito di quel rapporto diretto, fiduciario, personalizzato, col personale FS locale, facente parte di un mondo ferroviario (e non solo) che andava tramontando, in cui la Stazione era punto di riferimento e luogo d’incontro profondamente radicato nell’immaginario collettivo”.
“In conclusione – si legge nel documento – non possiamo che rimarcare l’ineluttabilità di una ridefinizione del luogo stazione, – soprattutto della piccola stazione – intesa secondo il vecchio modello di molecola ferroviaria sul territorio in cui si svolgono servizi di circolazione e commerciali. Le dimensioni quantitative del fenomeno stazioni impresenziate sono destinate a crescere ulteriormente nei prossimi cinque anni con l’innovazione tecnologica con conseguenti profonde implicazioni di carattere finanziario-immobiliare (gestione del patrimonio), di vendita e marketing (assistenza alla clientela ferroviaria) e sociale (problemi di ordine pubblico), a cui occorre fin d’ora fornire risposte adeguate”.
L’elenco denominato “Stazioni impresenziate” è stato messo a disposizione da FS. Poiché il suddetto elenco non risulta costantemente aggiornato, è possibile che l’associazione individui una stazione impresenziata già assegnata o non più disponibile. Per questo motivo è necessario che l’associazione eventualmente interessata, dopo aver individuato la stazione ed elaborato una prima idea progettuale, verifichi comunque la sua attuale disponibilità scrivendo direttamente al Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana), che provvederà poi a trasmettere tale richiesta al referente territoriale di RFI.
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