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Eliminazione delle barriere architettoniche ed edifici vincolati
La particolare rilevanza, attribuita dal Legislatore, alle opere necessarie ad eliminare le barriere architettoniche

di MARIO PETRULLI

L’art. 4 della legge n. 13 del 1989 prevede che, per gli interventi diretti ad eliminare le barriere architettoniche negli edifici, ove l’immobile sia soggetto al vincolo di cui all’art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, le Regioni, o le autorità da esse subdelegate, competenti al rilascio dell’autorizzazione di cui all’articolo 7 della citata legge, provvedono entro il termine perentorio di novanta giorni dalla presentazione della domanda, anche impartendo, ove necessario, apposite prescrizioni. La mancata pronuncia nel termine di cui al comma 1 equivale ad assenso.
In caso di diniego, gli interessati possono, entro i trenta giorni successivi, richiedere l’autorizzazione al Ministro per i beni culturali e ambientali, che deve pronunciarsi entro centoventi giorni dalla data di ricevimento della richiesta. Come espressamente previsto, l’autorizzazione può essere negata solo ove non sia possibile realizzare le opere senza serio pregiudizio del bene tutelato. Il diniego deve essere motivato con la specificazione della natura e della serietà del pregiudizio, della sua rilevanza in rapporto al complesso in cui l’opera si colloca e con riferimento a tutte le alternative eventualmente prospettate dall’interessato.Da tale disciplina normativa deriva che l’ordinamento ha dato particolare rilevanza alle opere necessarie ad eliminare le barriere architettoniche, tanto da ritenerle prevalenti anche rispetto alla tutela del vincolo a cui è sottoposto il bene, a meno di un pregiudizio concreto per detto bene tutelato.

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