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Parte dalla Sardegna il progetto del solare termodinamico
La Sardegna sarà una delle prime quattro regioni in Italia a sperimentare il solare termodinamico
Questa mattina il Presidente della Regione, Renato Soru, ha incontrato alcuni rappresentanti di Greenpeace, per discutere dell’energia alternativa in Sardegna. Sentite le contestazioni dell’associazione ambientalista, Soru ha illustrato i cardini del Piano energetico regionale, che promuove le energie alternative e le energie rinnovabili; le promuove talmente tanto che non solo si pone l’obiettivo di Kyoto (20% entro il 2020), ma addirittura il 25 per cento entro il 2008.
"Noi – ha rimarcato con forza Soru – vogliamo fare più di Kyoto. E non è che l’abbiamo solamente scritto: lo stiamo facendo. In questo momento stiamo investendo in ogni più piccola occasione di idroelettrico che ci sia, quindi non solo le più grandi opportunità dell’idroelettrico, ma anche tutti i salti e le piccole opportunità. Stiamo investendo in maniera massiccia sul fotovoltaico: ieri ero al Ministero dell’Ambiente, saremo una delle quattro regioni che sperimenteranno per prime il solare termodinamico. Da anni, nel centro di Sardegna Ricerche a Pula, facciamo attività proprio sulla messa a punto delle nuove tecnologie di solare a concentrazione, un solare termodinamico. Le ricerche sono state portate avanti, la Sardegna ha vinto una competizione italiana del Miur per l’approfondimento di questi temi e anche per l’ulteriore innovazione tecnologica che passa dal sale e dai cloroderivati al gas sul solare termodinamico".
Soru ha poi precisato: "Non abbiamo sospeso l’eolico, l’abbiamo regolato, tant’è che stiamo programmando circa 500 Megawatt, all’interno però di una pianificazione. L’eolico non è una cosa selvaggia, non è una corsa all’oro per speculazioni private in un business estremamente semplice, dove non bisogna cercarsi il cliente perché c’è il gestore che è obbligato a prenderlo. Non bisogna negoziare sul prezzo perché il prezzo è già definito, non bisogna nemmeno avere grossi problemi organizzativi, visto che occupa tre o quattro persone. È un business persino troppo facile, che fino ad ora è scaricato nella bolletta elettrica e va semplicemente a vantaggio di poche persone o di poche società particolarmente veloci nell’accaparrarsi questa opportunità".
Il Presidente Soru, nel sottolineare che la Sardegna, in quanto isola, è isolata dal resto della rete nazionale, ha spiegato che è possibile produrre entro certo limiti: "Quello che consumiamo noi e quello che eventualmente possiamo trasportare nel cavo che ci collega alla rete nazionale. L’unica cosa che abbiamo detto è: a chi devono servire i vantaggi dell’eolico? A parte i vantaggi sull’atmosfera, che riguardano tutti, diciamo che devono andare alla pubblica amministrazione, invece che alle imprese private, e i benefici vengano quindi ripartiti tra tutti i cittadini sardi, con la diminuzione della bolletta dell’acqua per i consumatori e per gli agricoltori".
La Regione, ha detto Soru, "è molto interessata all’energia rinnovabile e alla sua produzione, purché non sia unicamente un’occasione di consumo di tecnologie rinnovabili e cioè l’acquisto di pannelli fotovoltaici che ci arrivano dalla Germania o dagli Stati Uniti, o l’acquisto di rotori eolici che ci arrivano dall’Olanda o dall’India. Noi vogliamo che l’opportunità dell’energia rinnovabile sia anche un’opportunità per la ricerca e per l’industria in Sardegna".
"Stiamo facendo ricerca, più che in altre regioni. Ricerca che si sta concretizzando in iniziative industriali. Stiamo cercando di localizzare in Sardegna la prima industria italiana di tecnologia italiana che produrrà le navicelle per l’eolico. Con il solare noi faremo più di 150 Megawatt: abbiamo sia la potenzialità del solare che la potenzialità dell’eolico. Il carbone impiegato non andrà a produrre nuova energia. Caso mai servirà per produrre energia con modalità meno inquinanti rispetto alle attuali, in modo oltre tutto da accrescere la competitività della nostra industria che altrimenti rischia di chiudere. Cioè servirà per sostituire la produzione con combustibili fossili. Il limite attuale nel cavo per l’esportazione di energia è di 350 Megawatt, verrà portato forse nel 2010 o 2011 a 1.000 Megawatt. Ma abbiamo detto e scritto da tutte le parti che non vogliamo diventare una piattaforma energetica specializzata nella produzione di energia elettrica per altre zone d’Italia. Il cavo deve servire soprattutto a dare sicurezza alla rete elettrica sarda".
"L’utilizzo del carbone come combustibile fossile – ha spiegato Soru – andrà a sostituire altri combustibili fossili addirittura più inquinanti, perché utilizzano centrali vecchie di decenni con tecnologie vecchie e superate e con un altissimo impatto nell’atmosfera. Quando 450 Megawatt a carbone con le nuove tecnologie vanno a sostituire 450 o 500 o anche 600 Megawatt, come succede a Porto Torres, di vecchie centrali a olio combustibile, succede che l’impatto nell’atmosfera, come abbiamo dimostrato nel Piano per la qualità dell’aria, è ridotto. Anziché bruciare combustibili fossili che importiamo dal Golfo, dal Medio Oriente, bruciamo combustibili fossili che arrivano dall’Italia".
"Dobbiamo decidere di investire solamente nelle tecnologie dell’eolico oppure possiamo investire anche nelle tecnologie del carbone? La nostra Regione investe ogni anno quasi 200 milioni di euro del suo bilancio regionale per finanziare l’Ente Foreste che impianta ogni anno migliaia di ettari di nuove foreste. E se l’Italia riuscirà eventualmente a rispettare il Protocollo di Kyoto è grazie a regioni come la nostra. Nel frattempo stiamo cambiando tutti i mezzi di trasporto pubblico: avevamo dei mezzi di trasporto di standard Euro 0, vecchi di 17 anni, e li porteremo entro l’anno prossimo allo standard Euro 5. Abbiamo reinvestito sulla ferrovia. Stiamo investendo nel trasporto via nave da Cagliari, per consentire che tutto il traffico merci – che oggi attraversa la Sardegna con quasi 200 Tir che vanno dal Sud a Olbia per imbarcarsi – possa partire direttamente da Cagliari. Se il Governo ci toglierà il monopolio della Tirrenia, come speriamo, nelle prossime settimane".
Soru ha poi spiegato ai rappresentanti di Greenpeace che "esistono gli studi di ventosità, che ci consentono di dire dove si può fare l’eolico. È possibile anche che diciamo: perché sciupare il paesaggio ancora vergine, piuttosto che andare a utilizzare le zone della regione già antropizzate?"
fonte: http://www.regione.sardegna.it/
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