MAGGIOLI EDITORE - Edilizia urbanistica: notizie, leggi e normative per Enti Locali e professionisti


Trattamento dei rifiuti in Friuli
La Regione sarà la prima a sperimentare la "dissociazione molecolare" che non produce emissioni nell'ambiente

Il Friuli Venezia Giulia sarà una delle prime regioni in Italia a sperimentare la "dissociazione molecolare" nel campo del trattamento dei rifiuti.

L’indirizzo, che porterà a breve alla stipula di un accordo tra le quattro Province, Regione e Slovenia, è stato reso noto oggi dall’assessore regionale all’Ambiente, Vanni Lenna, al termine di un incontro che era stato richiesto dall’Upi regionale proprio per discutere di tematiche inerenti lo smaltimento rifiuti, l’energia, il ciclo integrato dell’acqua.

La sperimentazione, di cui è capofila la Provincia di Gorizia, potrebbe iniziare già entro l’anno nel territorio goriziano, ha fatto sapere il presidente Enrico Gherghetta, assieme all’assessore all’Ambiente Mara Cerniz, che ha "toccato con mano" la tecnologia del dissociatore in Islanda ove funziona un impianto che per ora è l’unico attivo in Europa.

Con questo procedimento il materiale organico può essere trasformato in energia, per la precisione in un gas sintetico ad alto valore energetico chiamato Syngas, risolvendo nel contempo i problemi che presentano gli inceneritori "normali".
Con i dissociatori infatti si abbattono tutte le problematiche legate sia all’aspetto sanitario sia all’aspetto ambientale derivanti dall’incenerimento. Il processo di dissociazione molecolare non emette in atmosfera nulla perché la trasformazione avviene in un ambiente completamente sigillato.

Di un progetto del genere in Italia si ha per ora notizia solo della presentazione nel marzo di quest’anno a Roma della sperimentazione del primo dissociatore dell’Unione europea da installare all’interno degli impianti della Belvedere spa, proprietaria di una discarica a Piccioli, in provincia di Pisa. A marzo il tempo stimato per la costruzione dell’impianto toscano era di cinque mesi.

In ogni caso, la tecnologia in Italia è ancora desueta, ma assicura chi l’ha studiata, assolutamente ecosostenibile e produttiva. Talmente produttiva che l’imprenditore privato pronto a pagare la costruzione dell’impianto in Friuli Venezia Giulia (il costo di una centrale da 20 mila tonnellate, in grado di coprire un bacino produttore di 50 mila tonnellate di rifiuti, è di 8 milioni di euro chiavi in mano) si è già fatto avanti.

"La novità in aggiornamento alla strategia prevista per il Piano regionale dei Rifiuti che ci apprestiamo a redigere – spiega Lenna – sta nel fatto che la Regione ha intenzione di definire con il piano la sola cornice ad un sistema. Poste dunque le condizioni per cui gli impianti devono funzionare, con la quota di differenziata prevista da normativa europea, ci sembra un inutile appesantimento definire il numero e la precisa tipologia di smaltimento degli impianti bacino per bacino".

Il piano sarà dunque una cornice nella quale verranno definite solo le tecnologie ammesse alla raccolta e valorizzazione dei rifiuti "che risponderanno – precisa Lenna – al mio manifesto d’intenti che riassumo nel motto ‘niente più camini, niente più buche’. Tutto il sistema si regolerà quindi sulle scelte di mercato più opportune".

Nella fattispecie il dissociatore molecolare si affiancherebbe alla raccolta differenziata, secondo le percentuali previste per legge (il 45 per cento di differenziata entro il 2008 e il 65 entro il 2009). Per raggiungere lo smaltimento delle 580 mila tonnellate l’anno di rifiuti prodotti in regione, gli impianti di dissociazione funzionanti (ad impatto ambientale bassissimo visto che richiedono lo spazio di un piccolo appezzamento di terreno) dovrebbero essere una decina.

Fonte: www.regione.fvg.it

 


www.ediliziaurbanistica.it