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Friuli: ok della Giunta al ddl sull'edilizia
Tra le novità la riduzione delle prassi burocratiche, meno spese, ampliamenti sino al 35 per cento dei volumi e più edilizia libera
Riduzione delle prassi burocratiche, meno spese, ampliamenti sino al 35 per cento dei volumi e più edilizia libera: sono alcune delle novità contenute nei 6 capi e 61 articoli del Testo unico sull’Edilizia, approvato dalla Giunta Regionale su proposta dell’assessore alla Pianificazione territoriale Federica Seganti e ora al vaglio della IV Commissione consigliare presieduta da Alessandro Colautti.
E’ l’ultima tappa, nota l’assessore, dell’iter che darà al Friuli Venezia Giulia uno strumento normativo che contiene le indicazioni del Piano casa nazionale, nel rispetto delle esigenze delle categorie che operano nel settore in questa regione.
Il documento, sottoposto alle critiche ed ai suggerimenti di Collegi professionali e Federazioni, oltre che di Anci, Upi, Ance prima di arrivare in Giunta, promuove la semplificazione delle procedure che preludono agli interventi edilizi, la riduzione dei controlli amministrativi, il contenimento dei consumi energetici e la promozione dell’uso delle fonti rinnovabili, la diffusione dell’edilizia sostenibile nella tutela dei valori di identità del Friuli Venezia Giulia e lo sviluppo economico attraverso il miglioramento della competitività.
Confermato che in genere gli interventi da attuare debbono esser compatibili con i vigenti Piani regolatori comunali, possono derogare da questa regola quelli di rilevanza edilizia su edifici pubblici o di pubblico interesse; l’ampliamento sino ad un massimo di 200 metri cubi di edifici od unità immobiliari destinati a residenza (nel rispetto delle disposizioni tipologico-architettoniche e di allineamento degli edifici o di protezione del nastro stradale oltre che delle distanze minime previste dal Codice civile); l’abbattimento delle barriere architettoniche (sempre nel rispetto delle distanze minime del Codice civile).
Nell’ambito del Centro storico (zone A, B0 ed equiparate) è permesso il recupero, ai fini abitativi, del sottotetto, senza modifica alla sagoma ed in deroga a limiti e parametri degli strumenti urbanistici vigenti e della legge regionale 44/85, purché il recupero sia attuato contestualmente ad interventi di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo dell’edifico o di una sua parte.
Fuori dal centro storico, il disegno di legge prevede, oltre al recupero del sottotetto con l’innalzamento della quota del colmo, la variazione della pendenza di falda e l’apertura di lucernari, finestre, abbaini, ecc., anche ampliamenti sino ad un massimo del 35 per cento del volume esistente nell’ambito di interventi di ristrutturazione, fermo restando il rispetto delle distanze minime previste e della disposizioni tipologico-architettoniche e di allineamento.
Oltre a queste, conferma l’assessore, molte altre sono le novità, a partire da una maggior chiarezza di definizione degli interventi e da uno snellimento concreto di tutte le prassi burocratiche che pesano sul comparto.
Il ddl stabilisce infatti che la manutenzione ordinaria comprenda anche tutti gli interventi sulle parti non strutturali degli edifici e quella straordinaria l’ intervento generale per il rinnovo e la sostituzione degli elementi strutturali rispetto ai volumi ed alle destinazioni d’uso precedenti.
Nel caso di ristrutturazione con demolizione e ricostruzione, saranno conservate le prerogative regionali e sarà ammessa la diversa collocazione dell’edificio nell’area di sedime.
Il Testo unico sull’Edilizia consente inoltre l’omogenea applicazione in regione dei principali parametri edilizi e, per quanto concerne le opere pubbliche (statali, regionali, provinciali), l’accertamento della conformità urbanistica avverrà attraverso l’intesa rilasciata entro 60 giorni dal competente assessore regionale. Per quanto concerne i Comuni, invece, la delibera di approvazione del progetto definitivo sostituirà i titoli abitativi edilizi ed il collaudo sostituirà il certificato di agibilità.
A questo si aggiunge che i Comuni potranno contribuire ad accelerare le prassi burocratiche ancora esistenti istituendo, anche in forma associata, uno Sportello unico per l’edilizia (Sue) destinato a gestire i permessi di costruire e le DIA, mentre per l’ampliamento delle imprese la gestione spetterà allo Sportello unico per le attività produttive.
Infine, ma non da ultimo, il nuovo strumento normativo apre all’edilizia libera.
Non sono infatti previsti controlli o titoli abilitativi preventivi per interventi di manutenzione ordinaria, per l’eliminazione di barriere architettoniche, per opere temporanee di ricerca geologica, lavori di bonifica, di scavo e rinterro, per la realizzazione di raccordi di luce, acqua e gas, costruzione di terrazzi, barbecue, tettoie e arredi da giardino e terrazzo sino a 20 metri quadri, recinzioni di fondi privati e strutture per attività ludiche e turistiche all’aria aperta.
A questo si aggiunge che, con lo scopo del contenimento dei consumi energetici, non è necessario nessun controllo preventivo o titolo abilitativo per l’installazione di pannelli solari o fotovoltaici e di depositi interrati di Gpl, ma anche per interventi mirati al risparmio energetico su edifici esistenti.
Importante è anche l’introduzione della filosofia del silenzio-assenso (oggi è il contrario) per il permesso a costruire a 30 giorni dalla presentazione della domanda, mentre potranno godere dell’ampliamento dei termini di durata dei titoli abilitativi gli interventi complessi e di destinazione residenziale. Vale invece la disciplina vigente per quanto riguarda l’esonero o la riduzione del contributo per il rilascio del permesso di costruire.
Fonte: www.regione.fvg.it
www.ediliziaurbanistica.it