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Nucleare: no delle Regioni sul decreto
In Conferenza unificata la maggioranza degli enti ha espresso voto negativo con l'esclusione di Lombardia, Friuli e Veneto sul documento governativo

“Abbiamo approvato a maggioranza un parere negativo sul decreto legislativo: a maggioranza salvo la posizione, che verrà espressa in Conferenza Unificata da Lombardia, Veneto e Friuli“.

Lo dice il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Michele Iorio (presidente della Regione Molise) al termine della riunione da lui presieduta.

Il parere era sullo schema di decreto legislativo ‘Attuazione dell’articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99 in materia nucleare‘, licenziato dal Consiglio dei ministri del 22 dicembre scorso e relativo, tra le altre cose, alle norme per l’individuazione dei siti che dovranno ospitare le future centrali nucleari decise nell’ambito del ‘piano atomico’ del governo.

Netta la posizione della Basilicata: ”ferma opposizione allo schema legislativo in materia di energia nucleare” perché l’iniziativa del Governo è “sbagliata nel merito e nel metodo”. In una nota, il presidente della regione lucana De Filippo ha spiegato che l’iniziativa del Governo e’ ”sbagliata nel merito perché mette in campo una inopinata scelta sul nucleare mentre la strada sostenibile nel Paese, come ha fatto la Basilicata, e’ quella dell’utilizzo delle fonti rinnovabili di qualità. Nel metodo, perché le procedure del Governo incidono negativamente sulle prerogative delle Regioni e pertanto presentano profili di incostituzionalità.

“La Sicilia non ha più margini di tollerabilità ambientale che consentano l’insediamento di impianti nucleari”. È stata netta l’opposizione della Sicilia illustrata dall’assessore regionale all’Energia Pier Carmelo Russo che ha argomentato la scelta con un richiamo alle conseguenze “non solo ambientali ma anche cliniche prodotte dalla presenza di impianti industriali ad altissimo impatto negativo

Per l’assessore regionale veneto Flavio Silvestrin ”dietro il No al nucleare c’e’ l’assurdo No alla modernizzazione del Paese”.

La scelta del Friuli Venezia Giulia di votare contro il parere negativo della Conferenza delle Regioni al piano per il nucleare del Governo ”e’ aderente al programma politico dell’esecutivo nazionale e di quello regionale”, ha spiegato l’assessore all’Energia Sandra Savino che ha sottolineato la ”parzialità” del documento approvato dalla Conferenza delle Regioni.

”Ritenevamo opportuno – ha spiegato – che il documento affrontasse il piano energetico nazionale in modo complessivo, e non solo l’aspetto del nucleare”.

Ricordando i progetti per gli impianti di rigassificazione presentati da Gas Natural ed E.On per l’area di Trieste, Savino ha allontanato l’ipotesi – alimentata da alcune indiscrezioni non confermate – che una delle centrali nucleari venga realizzata in Friuli Venezia Giulia: ”Il nostro territorio e’ piccolo – ha concluso – e non possiamo pensare di caricarlo di mille impianti”.

Da parte sua il Presidente dell’ANCI, Sergio Chiamparino, ha inviato una lettera ai Ministri Claudio Scajola (Sviluppo economico) e Giulio Tremonti (Economia) chiedendo un incontro urgente ”’in vista dell’avvio delle procedure per la ripresa della produzione di energia da fonte nucleare”, avanzando istanze che, se non ascoltate, potrebbero portare ad ”’azioni clamorose che potrebbero minare la credibilità delle istituzioni nei territori già oggetto di servitù, nonché in quelli che potrebbero esserne oggetto in futuro”.

I temi ancora aperti, specifica Chiamparino, riguardano la “dismissione dei vecchi siti nucleari, a partire dalla necessità liberare le aree dai vincoli e individuare tutte le iniziative utili alla riqualificazione e rivalutazione dei territori interessati”.

Il Presidente dell’ANCI, in particolare, pone l’accento sulla ”’necessita’ di ripristinare con urgenza, nel primo provvedimento legislativo utile, l’importo originario delle compensazioni a favore degli Enti locali sedi di impianti nucleari, così come stabilito dal cosiddetto decreto Scanzano”. Se questo non fosse possibile nell’immediato, l’ANCI chiede che ”’i Comuni che tanto hanno già dato, in termini di servitù e disagi, alla comunità, possano almeno ricevere dei certificati/attestati dei crediti vantati nei confronti del bilancio dello Stato, per i quali si preveda, comunque, certamente in futuro, la solvibilità degli stessi.

Fonte: www.regioni.it

 


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