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Abruzzo, concluso lo studio di microzonazione sismica
Secondo i dati della Protezione Civile le caratteristiche del suolo non hanno aumentato la pericolosità
Non ci sono, nel “cratere sismico” aquilano, porzioni significative di territorio in cui sia da escludere l’edificabilità, né dissesti superficiali e cavità sotterranee, pure diffuse, sembrano aver contribuito in termini di pericolosità alle accelerazioni del moto del suolo subite dal capoluogo abruzzese.
Sono alcune delle risultanze dello studio di microzonazione sismica dell’area aquilana avviato nel mese di maggio 2009 dal Dipartimento della Protezione Civile, che consente ad oggi di avere della zona un quadro conoscitivo tra i più approfonditi a livello nazionale e che è stato illustrato nei giorni scorsi alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito.
Gli studi di microzonazione sismica consentono di caratterizzare il territorio in prospettiva sismica, individuando i differenti livelli di pericolosità sismica locale legati alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e a fenomeni di instabilità e deformazione permanente, quali frane, fratturazioni superficiali e liquefazioni del terreno.
Sono quindi molto importanti nella pianificazione del territorio e nella fase di ricostruzione dei centri abitati dopo un terremoto.
Lo studio, promosso e coordinato dal Dipartimento della Protezione civile con la Regione Abruzzo, ha visto il coinvolgimento di circa 150 ricercatori e tecnici di 9 Università italiane (L’Aquila, Chieti-Pescara, Genova, Politecnico di Torino, Firenze, Basilicata, Roma “La Sapienza”, Roma Tre, Siena), di 8 istituti di ricerca (CNR, INGV, AGI, RELUIS, ISPRA, ENEA, OGS, GFZ-Postdam), nonché di Regioni e province autonome (Abruzzo, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana e Provincia di Trento).
I risultati dello studio saranno resi disponibili sul sito della Protezione Civile.
Fonte: Protezione Civile
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