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Competenze geometri: la parola agli Architetti di Milano
L'Ordine chiede che al tavolo tecnico, oltre alle quattro categorie professionali, partecipi anche l’Università
Nonostante la sospensione del ddl 1865 continuano le polemiche legate alle competenze professionali di geometri, geometri laureati, periti industriali e periti industriali laureati.
Arriva anche la dura posizione dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Milano.
“Ci chiediamo però se questo sistema di buttare un Disegno di Legge come un luccio nel lago delle trote per poi ripescarlo e trattare con le trote perché propongano modifiche, sia corretto – precisa il presidente arch. Daniela Volpi -, o se non sarebbe meno dispendioso (non solo in termini di denaro ma anche di risorse umane) adottare già in partenza il procedimento contrario: trattare con le trote, proporre il DDL e lasciar perdere i lucci che sono notoriamente dei pesci molto cattivi”.
“Ricordiamo qualche “idea” contenuta nella “futura legge” che, nascondendosi dietro l’esigenza (effettivamente molto sentita) di riordinare la gelatinosa materia delle competenze – aggiunge -, di fatto amplia solo quelle dei geometri e dei periti, fino a consentire la progettazione di opere che, anche alla luce delle più recenti pronunce della giurisprudenza, dovrebbero essere escluse”.
“All’art.2 punto 2 viene riconosciuta ai geometri e ai periti la competenza a firmare senza limiti la progettazione architettonica di opere purchè i calcoli statici siano firmati da altro tecnico abilitato.
Questa situazione è sempre stata criticata dalla Corte di Cassazione che ancora oggi, con la recente sentenza n°19292 del 2009, non ammette che professionisti con titolo accademico (architetti e ingegneri) possano assumere una posizione subordinata rispetto a professionisti in possesso del solo diploma e afferma l’incompetenza dei geometri anche alla redazione dei progetti architettonici di massima richiedenti l’impiego di cemento armato”.
“La nuova legge consentirebbe inoltre ai geometri e ai periti di progettare ogni tipo di intervento (manutenzione ordinaria, straordinaria, risanamento e ristrutturazione edilizia) – precisa l’arch. Volpi – senza alcuna limitazione “purchè non comportino interventi statico-strutturali su complessi di strutture in cemento armato””.
“Ricordiamo – prosegue – anche che le competenze professionali dei geometri sono sancite da RD n° 274/29 il quale li esclude dai progetti di civile abitazione con strutture in cemento armato e che il DM 14/01/08 detta le regole per costruire nel rispetto della normativa antisismica. A questo proposito va anche sottolineato che il corretto funzionamento di una struttura non può prescindere dagli elementi non strutturali (impianti compresi) per garantire la sicurezza del fabbricato in tutte le sue componenti”.
“Crediamo che una materia così complessa e irrisolta da anni non possa essere affrontata in modo unilaterale, come è avvenuto con questo DDL, senza considerare tutte le professioni tecniche (e non solo geometri e periti) e a danno di altri professionisti, ma soprattutto senza una valutazione che parta dai singoli percorsi formativi (e non solo dalla raccolta delle sentenze che colmano vuoti legislativi oggi non più tollerabili) per giungere alla regolamentazione di un settore cui partecipano pluralità di competenze e professionalità diverse.
“Professionalità tutte con prerogative e dignità da rispettare perché si possa raggiungere, come dice ancora l’arch. Vicari, “l’obiettivo comune di creare delle professioni competitive in Europa, che siano in grado di entrare nel mercato europeo, che già oggi presenta delle peculiarità differenti da quello italiano””.
Secondo l’Ordine degli Architetti di Milano per affrontare in maniera organica e complessiva il tema delle competenze professionali nel settore della progettazione e per trovare soluzioni chiare e condivise, non bastano i 60 giorni concessi dal Governo e soprattutto crediamo che al tavolo che è stato costituito, oltre alle quattro categorie tecniche, debba partecipare anche l’Università.
“E’ da lì infatti che partono i percorsi formativi ed è da lì che, fin dall’inizio, dovrebbe essere chiaro a quali sbocchi portano – spiegano – , anche in considerazione del fatto che l’introduzione delle nuove figure professionali intermedie (geometra laureato e architetto/ingegnere iunior) hanno aumentato di fatto la confusione e la sovrapposizione dei limiti professionali che devono essere commisurati alla effettiva e adeguata preparazione per garantire la pubblica incolumità e la tutela dei cittadini e dei committenti”.
L’Ordine si associa a quanto espresso sull’argomento dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Ordine degli Architetti di Roma, Coordinamento Nazionale dei Giovani Architetti Italiani e dalla Federazione Ordine Architetti P.P.C. dell’Emilia Romagna.
Fonte: Ordine Architetti Milano
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