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Casa, no alla sanatoria per gli occupanti abusivi
A Milano 2.948 occupazioni abusive, per le quali non c'è sanatoria, ma è possibile rimediare alle irregolarità amministrative
Nessuna sanatoria per chi occupa abusivamente, mentre è prevista la possibilità di rimediare a irregolarità di tipo amministrativo.
Questa la posizione ribadita dall’assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti, affiancato dal presidente e dal direttore generale dell’Aler di Milano, Loris Zaffra e Domenico Ippolito, anche per rispondere in maniera definitiva a un volantino fatto circolare negli ultimi giorni da una sigla sindacale.
NO ALL’OCCUPAZIONE PER NECESSITÀ – “Chi non possiede un regolare provvedimento di assegnazione – ha detto Zambetti -, e quindi non ha un contratto con il soggetto che gestisce il patrimonio, è occupante abusivo”. A questa situazione si può arrivare o perché si è illegittimamente occupato l’immobile o in quanto appartenenti al nucleo familiare dell’inquilino assegnatario o suoi ospiti e vi si rimane dopo la sua morte o il suo trasferimento.
“Le disposizioni regionali – ha proseguito Zambetti, ricordando il Regolamento regionale 3/2011 – non prevedono per gli occupanti senza titolo alcuna forma di sanatoria in senso tecnico, cioè non è stabilito alcun caso in cui si possa tramutare la situazione abusiva in assegnazione e diventare titolare di un contratto di affitto. Non è ammessa la linea dell’occupazione per necessità: ci sono tante famiglie che, pur in condizioni di grave disagio economico (anche superiore a quello dell’occupante abusivo), rispettano le disposizioni normative”.
“Quindi – ha sintetizzato l’assessore – l’occupazione abusiva non ha elementi di ammissibilità nell’ambito delle norme regionali. Le posizioni e le iniziative recentemente espresse per avviare percorsi di sanatoria non avranno alcun esito”.
A Milano rimangono tuttora 2.948 occupanti abusivi. Di questi 1.126 in case del Comune di Milano e 1.822 nel patrimonio dell’Aler. Nell’anno in corso sono stati effettuati ben 618 sgomberi (257 Comune e 361 Aler).
LA REGOLARIZZAZIONE AMMINISTRATIVA – Diverso è il caso di chi non ha adempiuto tempestivamente a tutti i passaggi burocratici necessari.
Nel caso di situazioni di convivenza consolidate, per le quali solo un’irregolarità di tipo amministrativo comporta l’assenza di un contratto, è infatti possibile stipulare un affitto temporaneo. E’ previsto un canone che tenga conto delle dimensioni, delle condizioni e della collocazione dell’appartamento e allo stesso tempo delle condizioni economiche della famiglia. “A Milano – ha spiegato Zambetti – sono 500 le famiglie che potranno beneficiare della nuova norma.
Aler ne ha già individuate 350, attivando così concretamente il procedimento di regolarizzazione, e il Comune di Milano, applicando le norme regionali relative all’occupazione delle abitazioni di cui dispone in quanto proprietario, sta avviando questo percorso per altre 150″.
“Sul tema dell’abusivismo, e sulla cosiddetta ‘sanatoria per gli irregolari amministrativi’ – ha precisato Zaffra – non vogliamo che si creino aspettative sbagliate. È importante che rimanga ben chiara la differenza tra chi rispetta le regole, aspettando il proprio turno nella graduatoria comunale, e chi, con la prepotenza, viola le norme, occupando abusivamente. In caso contrario si creerebbe una giungla. Aler prosegue dunque con la propria linea per contrastare il fenomeno dell’abusivismo e promuovere il rispetto della legalità, migliorando la qualità della vita nei quartieri”.
IL REGOLAMENTO REGIONALE – Zambetti ha spiegato che la posizione della Lombardia è quella prevista dalla legge, vale a dire dal Regolamento regionale 3/2011 che, approvato con il forte consenso unanime del Consiglio regionale e delle rappresentanze sindacali, disciplina l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare, indica infatti le modalità di gestione e assegnazione delle abitazioni di proprietà pubbliche, tramite disposizioni che danno regole chiare e un ordine preciso nell’utilizzo che deve essere fatto del patrimonio, garantendo le esigenze di socialità cui si deve far fronte. Nel contempo richiede il pieno rispetto della legalità e i diritti delle famiglie.
I COMUNI POSSONO ASSEGNARE DIRETTAMENTE SOLO ALLOGGI FUORI ERP – Zambetti ha ribadito chiaramente che “i Comuni hanno la facoltà di assegnare direttamente il proprio patrimonio per casi di particolare necessità, solo ed esclusivamente se lo stesso non fa parte del patrimonio di edilizia residenziale pubblica”. “Per noi – ha sottolineato – è impossibile fare differenze e dunque non sarebbe giusto non tenere conto di chi magari è in graduatoria da 20 anni e si vede scavalcato in questo modo”.
L’articolo 34 del regolamento recita infatti che “L’ente proprietario, d’intesa con il Comune, può utilizzare il proprio patrimonio non destinato all’edilizia residenziale pubblica per far fronte allo stato di necessità, accertato dall’autorità giudiziaria o dai servizi sociali del Comune, di nuclei familiari in possesso dei requisiti economico-patrimoniali richiamati dall’articolo 8 della r.r 1/2004. A tali nuclei si applica un canone determinato secondo le disposizioni degli articoli 1571 e seguenti del codice civile. Al fine di verificare lo stato di necessità, i Comuni possono istituire specifiche commissioni che prevedano la rappresentanza dell’ente proprietario e degli inquilini
Fonte: Regioni.it
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