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Rifiuti, si apre la procedura d'infrazione UE per la discarica di Malagrotta
Lazio, l'Unione Europea si appresta a valutare l'ottemperanza ai requisiti operativi previsti dalla Direttiva 31/1999

La vicenda della discarica romana di Malagrotta prosegue: ed ora interviene anche l’Unione Europea. Ha infatti preso avvio presso la Corte di Giustizia europea la procedura d’infrazione aperta a carico dell’Italia per la gestione dei rifiuti nel Lazio.

Proprio nella giornata di ieri è stato assegnato un numero di causa al dossier: ciò significa che a partire da questi giorni l’organismo di giustizia dislocato in Lussemburgo darà inizio ai propri lavori per stabilire se l’Italia abbia adempiuto o meno ai suoi obblighi come prescritto dalla Direttiva comunitaria 31 del 1999.

Questa direttiva disciplina la tematica inerente alle discariche di rifiuti e prevede, attraverso rigidi requisiti operativi e tecnici per i rifiuti e le discariche, misure volte a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente, in particolare l’inquinamento delle acque superficiali, delle acque freatiche, del suolo e dell’atmosfera, e sull’ambiente globale, nonchè i rischi per la salute umana risultanti dalle discariche di rifiuti, durante l’intero ciclo di vita della discarica.

Secondo la Commissione Europea diverse condizioni non sarebbero state soddisfatte proprio nel conferimento nella discarica di Malagrotta, costituendo così l’avvio per la procedura d’infrazione.  Già nel 2009 la divisione Ambiente della Commissione aveva avviato un’indagine sull’esecuzione del piano di adeguamento della discarica di Malagrotta nel Lazio, arrivando alla conclusione testuale che le autorità italiane avevano dato “un’interpretazione restrittiva del concetto di sufficiente trattamento dei rifiuti riempiendo Malagrotta a Roma e altre discariche del Lazio con rifiuti che non hanno subito il trattamento prescritto“.

Questi i prodromi dell’avvio della procedura di infrazione. Ed ora dopo le polemiche, si attende la valutazione a livello europeo. Per la decisione i tempi previsti di attesa sono ovviamente lunghi: ben due anni.


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