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Rischio idrogeologico: necessari investimenti da parte delle Regioni
Lo afferma Debora Serracchiani, Presidente del Friuli Venezia Giulia, a margine della commemorazione per i 50 anni dalla tragedia del Vajont

“Il rischio idrogeologico è tuttora un pericolo per tutto il territorio italiano: speriamo di poter fare un investimento anche al di fuori del Patto di stabilità, come hanno chiesto le Regioni”. Sono le parole che il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha rilasciato ieri partecipando alla commemorazione per i 50 anni della tragedia del Vajont.

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“Il Vajont – ha aggiunto la Presidente – è una ferita ancora aperta, lo è per la gente di Longarone e di Erto e Casso, lo è per i sopravvissuti, ma soprattutto per un Paese che deve capire che non si possono commettere irresponsabilità come quella che è accaduta qui. Ricordare ed onorare le vittime vuol dire innanzitutto trarre una precisa lezione da quella tragedia: ogni intervento dell’uomo deve rispettare l’equilibrio ambientale, in un percorso che non può prescindere dal coinvolgimento attivo delle istituzioni, della comunità scientifica e dei cittadini”.

La tragedia avvenne la sera del 9 ottobre 1963, esattamente 50 anni fa, quando una frana riversatasi nel lago artificiale della diga del Vajont provocò una gigantesca onda che distrusse i comuni di Longarone ed Erto e Casso causando la morte di quasi 2mila persone. La cerimonia è stata officiata nel cimitero di Fortogna dal Vescovo di Belluno e Feltre Giuseppe Andrich, il quale ha affermato che “da qui deve partire un auspicio e un sogno per una nuova coscienza di unità e condivisione”, e dal Vescovo di Pordenone Giuseppe Pellegrini, il quale ha ricordato che “la ferita è ancora aperta ed è chiaro che le colpe umane sono tante. Troppe volte l’egoismo umano ed economico sottrae la dignità, e l’uomo in questi casi conta poco”.


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