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Consumo di suolo: 729 kmq svaniti negli ultimi 3 anni
L'eccesso di cementificazione è una delle piaghe dell'Italia: il rapporto Ispra illustra la difficile situazione in diverse regioni
La piaga del consumo del suolo nel nostro paese continua ad estendersi a macchia d’olio: è notizia proprio di ieri che nel corso del triennio precedente al 2012 l’Italia ha visto svanire ben 729 km quadrati di suolo. Per renderci contro delle dimensioni della riduzione, si tratta di un’area equivalente alla somma coperta dai comuni di Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo. Lombardia e Veneto al primo posto nella classifica della copertura artificiale, seguono Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.
I risultati dello studio effettuato dall’Ispra
I dati provengono dal nuovo rapporto inerente al consumo di suolo in Italia elaborato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), presentato proprio nella giornata di ieri alla Camera dei Deputati: nel “report” si può leggere che una quota pari al 7,3 % del territorio italiano è “ormai persa irreversibilmente”. Si tratta chiaramente di un record di consumo di suolo e due sono i dati impressionanti che depongono a favore di questa tesi negativa: i km quadrati divorati complessivamente fino al 2012 sono 22mila, con una impressionante velocità di consumo che raggiunge una progressione di 8 metri quadrati al secondo.
Le cause dell’incipiente perdita di suolo vanno ricercate in diversi settori: non è solo colpa dell’edilizia e dell’eccesso di edificazione “selvaggia” (in fondo la crisi ha rallentato questo settore). Tra le altre cause del fenomeno vanno infatti segnalate le costruzioni per infrastrutture, le quali in combinazione con gli edifici ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale del nostro paese. Incidono poi su questo “bilancio” anche parcheggi, piazzali e aree di cantiere.
Gli impatti negativi anche sull’ambiente
Come se non bastasse questo grado di cementificazione conduce effetti negativi e forti impatti sui cambiamenti climatici: secondo il rapporto Ispra il consumo di suolo dovuto a cementificazione ha comportato dal 2009 al 2012 l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di anidride carbonica per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro.
A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il 10% di suolo ricoperto, sono al primo posto nella particolare (e non lusinghiera) classifica della copertura artificiale, mentre Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l’8 e il 10%. I comuni più cementificati d’Italia si confermano senza alcun dubbio Napoli e Milano.
In conclusione, il rapporto dell’Ispra illustra una situazione in cui l’impatto negativo della cementificazione espande i suoi effetti anche sul ciclo dell’acqua e sulla capacità di produzione agricola, provocando perniciose conseguenze sulle coltivazioni e sull’alimentazione in generale: per non parlare dei costi complessivi di gestione derivanti dalla sommatoria di questi disagi. Una problematica che sarà bene tenere in considerazione tra le priorità del prossimo triennio.
A cura di Marco Brezza
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